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Tarquinia, il Coordinamento civico contro le Mafie: “Bene confiscato nel centro storico: destiniamolo alle associazioni!”

Pubblicato il 14 Maggio 2024, 7:1914 Maggio 2024, 7:19

Riceviamo dal Coordinamento civico contro le mafie nell’Alto Lazio e pubblichiamo

Nel deserto, non solo metaforico, del nostro centro storico cittadino c’è un appartamento di una novantina di mq., sottratto a suo tempo al circuito criminoso del riciclaggio dei fondi neri accumulati dai vertici di Fastweb e Telecom Italia Sparkle, che attende una destinazione sociale a vantaggio della collettività, come prescrive lo spirito e la lettera del Codice Antimafia.

Fu la lungimiranza del Commissario Prefettizio Ranieri, nel 2018, a permettere a Tarquinia di acquisirlo al patrimonio comunale. Si andò ad aggiungere ad una villa a S. Giorgio, che nel 2021 è stata affidata alla APS Juppiter, e ad un’altra a Marina Velka, che al momento attende di essere ristrutturata e in seguito affidata in gestione. Su di essa e sull’appartamento nel centro storico dovrà decidere l’Amministrazione che uscirà dalle prossime consultazioni elettorali. Come procederà?

Il Coordinamento civico contro le mafie nell’Alto Lazio chiede che la nuova Amministrazione apra un dialogo con la società civile, che è la prima e vera portatrice di interessi; e che riconosca l’utilità reciproca di questo confronto, conferendogli una stabilità nella forma di una Consulta o di un Forum. Chiede che si adotti un Regolamento per la gestione e l’affidamento dei beni confiscati alle mafie; che escluda per sempre, per esempio, l’affidamento di un bene ad un privato.

Il nostro Coordinamento chiede alla nuova Amministrazione di non sottovalutare il rischio di inquinamento dell’economia di cui è capace la criminalità organizzata: che arriva in silenzio, comincia strozzando le attività commerciali e lucrando sui vizi della gente, contando sull’indifferenza e la superficialità di molti. Magistratura e Forze dell’ordine compiono un’insostituibile e preziosa opera di contrasto, che va accompagnata da una cittadinanza che ha cura del bene comune e da una gioventù vivace che abbia dei luoghi di ritrovo e di svago, cosa rara di questi tempi! E allora, quell’immobile, perché non destinarlo a “Casa delle associazioni che non hanno una casa”?

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