
Riceviamo da Valeria Bruccola, Segretaria provinciale di Sinistra Italiana-AVS, e pubblichiamo
Da anni impegnata nel monitoraggio e nell’analisi dei dati sulla condizione giovanile nel Paese, la Fondazione Openpolis ha dedicato una ricerca alla situazione dei NEET, ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni “Non in istruzione, formazione o lavoro” (in inglese “Not in Education, Employment or Training”). Si tratta di giovani che non sono né occupati né iscritti a percorsi di istruzione o formazione, che nella Tuscia si aggirano in percentuali variabili da comune a comune ma che rappresentano un dato preoccupante, in media uno su quattro.
La comunità più colpita sarebbe quella di Nepi, ma la situazione non risulterebbe rosea in tutta la provincia di Viterbo. Qualche amministratore si sarebbe premurato a smentire il dato, ma, al di là della percezione di qualcuno, è per noi innegabile ribadire quello che diciamo da tempo: la Tuscia non fa nulla né per riconoscere i problemi né per risolverli.
Questo accade da un punto di vista amministrativo e politico, a livello provinciale ma innegabilmente anche nelle singole realtà comunali che assistono impassibili ad una lenta migrazione giovanile che ormai ha assunto una dimensione strutturale. Da decenni studiosi di scienze umane e sociali denunciano la mancanza della proiezione verso il futuro delle generazioni più giovani e gli eventi degli ultimi anni hanno accentuato questo dato. A riguardo, ciclicamente si riempiono demagogicamente i discorsi di chi dovrebbe definire politiche adeguate a garantire un futuro alle comunità con particolare attenzione al mondo giovanile che invece si sente sempre più escluso e ignorato.
Finora, infatti, abbiamo potuto solo constatare che chi amministra i nostri territori non ha mai fatto nulla di concreto per attuare una inversione di tendenza, determinando condizioni favorevoli ad assicurare prospettive per le giovani generazioni, necessarie alla realizzazione dei loro di progetti di vita, sia in ambito lavorativo che personale. La migrazione dei giovani è sia interna che estera, ma il suo mancato riconoscimento è l’ennesima prova della distanza delle classi dirigenti dalla vita reale e l’effetto della rescissione del patto di solidarietà tra generazioni, l’unico vero perno che permetterebbe invece la continuità di una comunità nel tempo. La nostra è una società che non investe sul presente pensando al futuro, una forma di egoismo esasperato che fagocita tutto, anche i discorsi dell’attuale maggioranza di Governo del Paese che parla di Nazione senza nemmeno capirne il significato profondo.
Se vogliamo che ci sia ancora un domani è necessario attuare immediatamente politiche adeguate alle esigenze delle giovani generazioni, che garantiscano, oltre alla formazione e al lavoro, valorizzazione del territorio, equità sociale e tutela ambientale, per quelle generazioni che rappresentano presente e futuro ma che stanno gettando la spugna nell’indifferenza di chi nemmeno le vede.
