Caria (PCI): “Sì. Blocchiamo tutto perché…”

Riceviamo da Luigi Caria, Partito Comunista Italiano – Federazione di Viterbo, e pubblichiamo

Sì. Blocchiamo tutto perché… Il sussulto del Paese che sembra svegliatosi da un lungo torpore, abbia un seguito nella comune mobilitazione, nella lotta politica contro i silenzi sul genocidio e le politiche di riarmo del Governo.

Guardo le immagini che riempiono le pagine facebook del nostro partito, a tutti i livelli, perché anche il Pci ha partecipato convintamente allo sciopero generale e alle manifestazioni indette a livello nazionale dai sindacati di base Usb, Cub Cobs ed altre sigle. Penso con rammarico al separato e distinto sciopero indetto dalla Cgil alcuni giorni fa (oggi non ha aderito) e ai tanti iscritti che lo hanno fatto; lo hanno fatto singolarmente, fatto che apre in me una serie di riflessioni circa l’urgenza di procedere insieme (almeno sulla guerra!) per dare più spinta all’intero movimento di protesta! Oltre sessanta le piazze in cui migliaia di persone hanno manifestato in tutta Italia al grido “blocchiamo tutto con la Palestina nel cuore”. Sei in mezzo ad una moltitudine di cittadini e lavoratori, di studenti e donne che si esprimono con slogan, canti bandiere colorate, lungo la Fi-Pi-Li.

Siamo in tanti e provi con la mente a moltiplicare quei tanti per tutte le piazze e per un attimo immagini che tutto il Paese abbia avuto un sussulto, si sia svegliato da un lungo torpore; poi invece arriva il giorno dopo e sei tu che ti devi svegliare. Torni alla vita quotidiana e a chi nel caso lavora con te gomito a gomito e ti dice “mah, ora va di moda la Palestina pare che i bambini muoiano solo lì ma quanti ce ne sono nel mondo che muoiono di fame e di cui nessuno parla? Quante guerre nel mondo di cui non sappiamo niente? E comunque non è che bloccando tutto abbiamo alleviato anche di un solo grammo il peso che questo popolo vive quotidianamente” e ancora, “lo sciopero è un diritto, ma dovrebbe essere circoscritto all’interno delle piazze (anche piazze grandi nel caso eh!) perché non puoi pensare di fermare un
Paese, di creare disagio a tutti i cittadini che a quello sciopero non aderiscono e vogliono che la propria giornata segua il ritmo naturale dei propri impegni; come fai se per strada ci sono i manifestanti che bloccano tutto e non ti lasciano passare, rischi di giungere tardi al lavoro, di saltare un appuntamento, una visita etc.”

E allora cerchi di spiegare che: “Si, blocchiamo tutto perché i bambini Palestinesi non stanno solo morendo di fame e di malattia (e già questo sarebbe un valido motivo) ma perché non sono che un “pezzetto di un puzzle” che prevede come soluzione il genocidio di un intero popolo. Sì, blocchiamo tutto contro le guerre, contro le politiche del riarmo che conducono ad una crescita esponenziale delle spese per gli armamenti in molti Paesi, fra cui l’Italia che ha aderito all’ipotesi di portare progressivamente al 5% l’allocazione di risorse in questa direzione. Sì, blocchiamo tutto anche in segno di lotta per il lavoro, contro il precariato, per la sicurezza e contro le morti sul lavoro. Si, blocchiamo tutto per il nostro diritto alla salute e ad una sanità giusta, che consenta a tutti di curarsi e che non sia un diritto solo per coloro che possono permettersi di rivolgersi ai privati e all’intramoenia. Sì, blocchiamo tutto per il nostro diritto all’istruzione, contro la militarizzazione dei luoghi del sapere. Si blocchiamo tutto contro il colonialismo, imperialismo ed ogni forma di oppressione. Sì, blocchiamo tutto per essere al fianco della Global Sumud Flottilla. Sì, blocchiamo tutto perché è lo strumento che abbiamo per far arrivare la nostra voce a chi ci governa, e perché la nostra voce possa essere sentita bene dobbiamo essere uniti e dobbiamo essere tanti e la prossima volta spero che la Fi-Pi-Li possa essere bloccata in entrambe le corsie di marcia.

La lotta sociale e battaglia politica non possono essere una passeggiata. La guerra certamente non lo è. E se non prima di tutto contro la guerra e il genocidio, contro che cosa, perché e come? Vorrei che questa amministrazione Comunale faccia una di mozione consiliare per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Lo ritengo un atto doveroso, per chiunque ricopra un incarico istituzionale a ogni livello, al fine di denunciare, sia sul piano morale che politico, il genocidio in corso a Gaza e per far sentire la voce di milioni di persone che hanno scelto, fin dallo scoppio del conflitto, di stare dalla parte giusta della storia.