Note dalla periferia dell’Impero: C’è una lettera dopo la Z?

Dalla “periferia” si vede meglio il centro: “Note dalla periferia dell’Impero” è il taccuino con cui Luigi De Pascalis osserva il nostro tempo. Brevi riflessioni, erudite e divulgative insieme, che usano il passato come bussola per orientarsi nel rumore del presente.

Foto di Daria Shevtsova da Pexels: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-spazio-grigio-iphone-x-1440722/

di Luigi De Pascalis

Lo smatphone è un cavallo di Troia che una volta violate le nostre personali mura più lo usiamo e più ci manipola, ma può anche riaffermare qualche idea di base senza la quale una civiltà non è più tale. Per esempio che una cosa sono due eserciti che si affrontano fino a che uno prende il sopravvento e un’altra è trucidare a sangue freddo donne e bambini, per tacere di giornalisti, medici e personale sanitario.

Non che le guerre siano l’apice della civiltà umana ma a tutto c’è un limite, accidenti!

Grazie agli smartphone e al web, milioni di persone hanno compreso tutte insieme che era inutile continuare a digitare insulti contro ignoti restandosene nel proprio cantuccio ma bisognava riunirsi fisicamente e protestare contro lo sconcio inumano che si protrae da troppi anni; perché la piazza fisica non può essere sostituita da quella virtuale; perché stare gomito a gomito, magari sventolando ciascuno la propria bandiera, è più efficace che accapigliarsi in solitudine sul web.

E questa è la ragione per cui da qualche giorno sono quasi ottimista e sono arrivato perfino a pensare che la Z potrebbe non essere l’ultima lettera dell’alfabeto.

Mi riferisco ovviamente ai giovani della cosiddetta “generazione Z” perché sono stati soprattutto loro, i ragazzi Z (ma non solo), a scendere in piazza per dire agli anziani al potere che non vogliono guerre nel proprio presente e tanto meno nel proprio futuro; e che la guerra, soprattutto contro gli inermi, non può essere un’opzione da sostenere con armi, denaro e silenzio.

Rimane da capire se, una volta alzati gli occhi dagli smartphone, i ragazzi Z continueranno a lottare per se stessi e per il mondo oppure, stufi di non essere ascoltati e capiti, torneranno a poggiare gli occhi sui minuscoli schermi che per molti di loro sono stati i primi giocattoli.

Nel primo caso la Z significherà la fine delle lettere dell’alfabeto… e nostra; nel secondo, dopo la “generazione Z” ci sarà la “generazione A.0” e comincerà un’altra storia.