
Il Dipartimento Nazionale Demanio e Balneari dell’UDC, in collaborazione con il Segretario Nazionale Sen. Antonio De Poli e il Presidente Nazionale On. Lorenzo Cesa, sta lavorando a una proposta di legge per attribuire direttamente ai Comuni costieri il gettito derivante dai canoni delle concessioni balneari. L’obiettivo è vincolare tali risorse a servizi essenziali come pulizia, sicurezza e manutenzione delle spiagge libere, con particolare attenzione al decoro e alla fruibilità degli arenili.
L’iniziativa si inserisce nel quadro della direttiva europea Bolkestein (2006/123/CE), che punta alla liberalizzazione dei servizi nel mercato interno. Con l’imminente entrata a regime del sistema di aste pubbliche per le concessioni, la questione della gestione delle entrate assume un ruolo centrale nelle politiche locali e nazionali.
Pulizia, sicurezza e personale: le priorità indicate dalla proposta
Nel dettaglio, la proposta prevede che le risorse derivanti dai canoni vengano utilizzate per:
- garantire pulizia e decoro delle spiagge;
- assicurare la sicurezza in mare e sulle spiagge libere;
- potenziare servizi igienici, accessibilità e inclusività;
- coprire spese di contenziosi e manutenzioni ordinarie;
- sostenere gli uffici tecnici comunali e il personale stagionale.
Un’attenzione particolare è rivolta anche alla figura dell’assistente bagnanti. Secondo l’UDC, il settore soffre la mancanza di circa 35.000 professionisti qualificati, un vuoto che richiede un’apertura alla concorrenza nella formazione e nel rilascio dei brevetti, in linea con lo spirito della direttiva europea.
UDC: “Confronto aperto per il bene del Paese”
“Ci auguriamo che alcune modifiche vengano apportate per migliorare i servizi”, ha dichiarato Gino Stella, responsabile del Dipartimento Nazionale Demanio e Balneari UDC. “La maggioranza continui a lavorare come ha fatto finora, ascoltando tutte le voci e le problematiche delle categorie”.
L’UDC rivendica un approccio di confronto e dialogo aperto come base per una democrazia matura. “Dimostrare le proprie perplessità non è un sintomo di crisi, ma di apertura – aggiunge Stella –. Non dobbiamo fossilizzarci su ciò che riteniamo giusto, ma aprirci a ciò che serve davvero all’Italia. Solo così troveremo soluzioni concrete per cittadini e territori”.
