Note dalla periferia dell’Impero: Il Re Scorpione

Dalla “periferia” si vede meglio il centro: “Note dalla periferia dell’Impero” è il taccuino con cui Luigi De Pascalis osserva il nostro tempo. Brevi riflessioni, erudite e divulgative insieme, che usano il passato come bussola per orientarsi nel rumore del presente.

Foto di Saleh Bakhshiyev: https://www.pexels.com/it-it/foto/primo-piano-dello-scorpione-su-una-superficie-rocciosa-32642185/

di Luigi De Pascalis

Siamo agli ultimi colpi di coda del re scorpione. La sua economia è gravata da un debito pubblico spaventoso non solo impossibile da ripianare ma anche impossibile da onorare pagandone i debordanti interessi a concorrenti e a finti amici chiamati in soccorso (Cina e Stati Arabi, fra gli altri). L’unica soluzione, dato che l’improvvido re scorpione ha investito tutto non nell’economia reale ma nel proprio pungiglione, sarebbe un ennesimo atto di conquista, ma a che prezzo e contro chi, una volta destinata al macello l’ultima di una lunga serie di nazioni?

Grazie alla rozzezza dell’instabile e capriccioso sovrano arancione che lo cavalca, è ormai chiaro a tutti che l’antico e collaudato gioco al massacro della bestia col pungiglione avvelenato avrebbe contro il mondo intero; e che una guerra atomica sarebbe azzardata.

E dunque, per tappare le falle della propria economia, al despota arancione non resta che chiede ulteriori balzelli ai balbettanti vassalli.

Li insulta, li minaccia, cercando di farli sentire in colpa non si sa bene per cosa; e loro sottostanno al tiranno pur sapendo che i danni per i propri sudditi saranno enormi e ciò comporterà la loro fine politica oltre che quella di tutto l’impero.

Il re scorpione non è un predatore intelli­gente ma è feroce, soprattutto quando sente che il suo cuore di bestia votata alla ricchezza sta per cedere al debito.

Comunque i vassalli hanno ceduto alle sue scomposte minacce non solo per paura di lui ma anche nella speranza di rimandare d’un soffio l’inevitabile crollo che cambierà tutto sia al centro dell’impero che nella sua variegata e già affannata periferia.