

Tra ottobre e novembre Tarquinia torna a essere protagonista di un fenomeno tanto affascinante quanto problematico: le invasioni degli storni. Migliaia di volatili provenienti dall’Europa centro-settentrionale scelgono ogni anno la città come punto di sosta durante la migrazione autunnale, trasformando i cieli tarquiniesi – soprattutto nelle ore del tramonto – in spettacolari coreografie collettive.
Accanto alla bellezza del fenomeno, però, emergono anche i disagi: guano, rumore e cattivo odore rendono complicata la quotidianità di residenti e passanti. Il problema igienico si accentua nelle giornate umide, quando le deiezioni dei volatili impregnano pavimentazioni, panchine e automobili, soprattutto nella zona dell’ospedale, una delle più segnalate. Le aree maggiormente interessate dal fenomeno si trovano infatti nei pressi di viali alberati e in generale dove gli alberi possono diventare dormitori per migliaia di esemplari.
Le spiegazioni scientifiche e le possibili misure di contenimento
Secondo gli ornitologi, gli storni prediligono la costa laziale per il clima mite, la vicinanza ai campi coltivati e la presenza di alberature fitte che offrono riparo notturno. I loro movimenti collettivi servono a difendersi dai predatori e a mantenere costante la temperatura corporea. Negli ultimi anni il numero crescente di esemplari sarebbe legato anche ai cambiamenti climatici, che modificano le rotte migratorie e prolungano la permanenza nelle zone costiere del Centro Italia. Le amministrazioni comunali hanno sperimentato varie soluzioni: segnali sonori e luminosi, reti dissuasive e pulizie straordinarie. Tuttavia, nessun metodo risulta del tutto risolutivo: la gestione richiede equilibrio tra tutela ambientale e igiene urbana, poiché lo storno è una specie protetta.
L’appello dei residenti
Anche quest’anno molti tarquiniesi chiedono un piano di intervento più strutturato, in particolare per i giardini pubblici e l’area dell’ospedale. “Lo spettacolo al tramonto è bellissimo – raccontano alcuni residenti – ma il giorno dopo dobbiamo convivere con sporcizia e cattivo odore. Un problema igienico grave, soprattutto in una zona delicata come l’ospedale, dove oltretutto sono inservibili le panchine e gli spazi verdi all’esterno. Servirebbe un piano più efficace di prevenzione e pulizia.”
