di Francesco Rotatori
A prescindere dall’attrattiva della refrigeratezza che il complesso fortunatamente offre, si presenta un’occasione per approfondire la conoscenza di una delle strutture che hanno rinnovato l’assetto urbanistico nel tessuto della capitale. L’edificio è infatti figlio di una serie di trasformazioni attuate dal Comune e affidate all’architetto Odile Decq a partire dal vecchio stabilimento in stile tardo Liberty della Birreria Peroni.
All’interno, nelle Sale Enel è attualmente in mostra la più importante retrospettiva dedicata a un vanto del Novecento romano e italiano, Toti Scialoja.
L’angar bianco che si apre di fronte agli occhi è lo spazio in cui si trova la crème dell’operato del maestro che per svariati anni è stato docente all’Accademia di Belle Arti di Roma, iniziatore, insieme ai suoi collaboratori e allievi, di un rinnovato approccio alla dimensione della tela dopo decenni di abbandono della manualità in favore della concettualità e del pensiero puro.
Le sue pennellate vigorose, cariche di colore che tuttavia si ammassano ondulate ritmicamente, costituiscono il leitmotiv della costruzione complessiva del capolavoro, e se vogliamo anche la stessa disposizione dei pannelli ne rievoca la sistematica asimmetria, fluida ma certa, come un ballo sincopato, un jazz insegnato e ammaestrato, una melodia assoggettata però a un insegnamento che permetta di discernere sentimento e ragione, atto e riflessione, appunto azione e pensiero.
Una variegata esibizione da valutare oculatamente ed esaminare con spirito storico-critico.