



Riceviamo dal Circolo Fratelli d’Italia Tarquinia e pubblichiamo
I lavori per lo spostamento dei semafori a chiamata — installati a marzo 2025 e poi misteriosamente “spenti” nella loro funzione a settembre — restano un capolavoro di degrado urbano e raccontano l’epopea dell’incompiuto. E pensare che l’amministrazione Sposetti aveva presentato l’intervento come un passo in avanti per la sicurezza pedonale e la modernizzazione della viabilità.
L’area di via IV Novembre, concessa al Comune per effettuare i lavori di rifacimento del marciapiede, a distanza di oltre sei mesi dal suo completamento è un cantiere abbandonato a sé stesso: transenne, erba alta ovunque e un generale senso di incuria che stride con l’idea di “riqualificazione”. Come se non bastasse, durante l’esecuzione dei lavori, una delle pareti dell’area oggetto di intervento ha ceduto. Un cedimento serio, che da allora è ancora sorretto da puntelli, regalando ai passanti uno spettacolo che alcuni definiscono “surreale”, altri semplicemente “inaccettabile”. Chi abita nella zona parla di degrado, di sensazione di abbandono e di scarsa attenzione da parte dell’amministrazione.
Ogni giorno, decine e decine di persone attraversano il tratto e si domandano se sia normale convivere con un cantiere fermo, senza informazioni, senza tempi certi e con strutture puntellate da mesi. Domande semplici, che meritano risposte altrettanto semplici. Nel frattempo, resta tutto così: i semafori che non chiamano, il cantiere che non finisce, l’erba che cresce e la pazienza dei cittadini che, invece, si consuma. Più che un’opera pubblica si sta rivelando un monumento al pressapochismo che racconta una storia fatta di ritardi, scelte discutibili e tanta, tantissima improvvisazione.
