
Riceviamo da Luigi Serafini, consigliere comunale FdI, e pubblichiamo
Sono trascorsi oltre 450 giorni dall’insediamento dell’attuale amministrazione comunale. Un tempo non breve, che rappresenta già un quarto dell’intero mandato. Un primo “giro di boa” che impone una riflessione: non è più tollerabile per l’opposizione, ma soprattutto per i cittadini, sentirsi rispondere ad ogni critica, ad ogni osservazione, che “la colpa è della precedente amministrazione” o che “prima era peggio”.
La verità è che dopo 15 mesi è arrivato il momento che questa maggioranza cominci a prendersi le proprie responsabilità.
Come opposizione, nelle ultime settimane abbiamo più volte denunciato lo stallo amministrativo e politico che caratterizza la città: i lavori pubblici già finanziati e appaltati sono fermi (ex mattatoio, lungomare, ex stabilimento del Cale, parcheggio della necropoli, ultimazione dei lavori sulla rupe); la Regione Lazio ha approvato il Piano dei Porti con al suo interno quello di Tarquinia, atteso da oltre 40 anni, con sindaco e Giunta che sembrano non curarsene affatto (avete letto un comunicato o una dichiarazione a riguardo?), tanto che le procedure avviate dalla precedente amministrazione sono state riposte in un cassetto; il verde pubblico non è curato, come tante strade e come tutta l’area urbana del Lido; Sant’Agostino è tornata ad essere una località dimenticata, lasciata in balia di Civitavecchia.
Emblematico è il caso del regolamento sugli impianti sportivi: presentato come un atto “urgentissimo”, è stato poi ritirato dalla stessa maggioranza nel Consiglio dello scorso luglio su richiesta di 2 dei 3 partiti che la compongono (5 stelle e alleanza verdi e sinistra) e della minoranza. Da allora, in due mesi, l’amministrazione non ha trovato il tempo di convocare una nuova commissione e riportare il regolamento in Consiglio Comunale, tanto che nell’ordine del giorno del 30 settembre non compare. Questo immobilismo ha portato l’ASD Tarquinia Calcio – che nel frattempo aveva avviato lavori di riqualificazione dell’impianto della stazione investendo risorse proprie – a sospendere i lavori, comunicandolo in una lettera ad atleti e genitori. Qui avevamo sottolineato come una “stranezza” il fatto che l’associazione avesse iniziato i lavori prima dell’approvazione del regolamento e del successivo bando pubblico per l’individuazione del concessionario dell’impianto sportivo.
Di fronte a critiche e domande che riteniamo legittime, la maggioranza ha risposto accusando la minoranza di “attacchi personali” e “beceri” e tirando in ballo, come sempre, la precedente amministrazione. Ma ciò che manca sono le risposte nel merito: perché un atto definito fondamentale e urgente è stato poi messo sotto la sabbia? Perché non si è dato seguito a quanto concordato in consiglio comunale e richiesto dagli stessi componenti della maggioranza? E soprattutto, nessun commento sulla lettera del Tarquinia Calcio, che sta evidentemente creando molto imbarazzato tra le fila della maggioranza e dei partiti che la compongono.
La minoranza non è “ancora frustrata per la bocciatura elettorale”, come dice il PD, è frustrata nel vedere la Città in queste condizioni e l’immobilismo della compagine politica che la governa.
Ho amministrato Tarquinia per cinque anni, come vicesindaco. Sono orgoglioso dei risultati raggiunti, molti dei quali si stanno concretizzando oggi: il porto turistico, le saline, la riqualificazione della cartiera, i progetti sull’ex mattatoio e sul Cale e tanto altro. Non nego che siano stati fatti degli errori (sbaglia chi fa, non certo chi non fa…), come non nego alcune scelte discutibili di cui mi sono sempre assunto la mia parte di responsabilità, mettendoci la faccia e accettando sempre il confronto, con tutti, anche quando scomodo.
Per questo credo che sia giunto il momento che gli attuali amministratori facciano altrettanto: basta con gli alibi del passato, basta con il “prima era peggio”. Governi la città chi ha avuto la fiducia dei cittadini, e lo faccia assumendosi oneri e doveri, invece di nascondersi dietro accuse che certo non risolvono i problemi quotidiani della nostra comunità.
