Riceviamo dal Gruppo Archeologico Città di Tuscania e pubblichiamo
Il patrimonio archeologico di Tuscania fa un balzo indietro di cinque anni. Il Gruppo Archeologico Città di Tuscania, al termine di una serie di rilevazioni nelle aree archeologiche gestite dall’associazione dal 2019 al 2021, denuncia lo stato di quasi completo abbandono in cui versano le Necropoli della Peschiera e di Pian di Mola. Le due aree archeologiche sono oggi gestite in forma diretta dal Comune di Tuscania, tuttavia sono evidenti i segni di mancata manutenzione ordinaria e straordinaria che rendono di fatto impossibili la visita e il proseguimento dei progetti di valorizzazione. Le Necropoli sono state gestite dall’associazione tuscanese attraverso accordi di valorizzazione con il Comune di Tuscania e i proprietari privati dei siti, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, anche grazie ad un rapporto sinergico che ha condotto a risultati eccellenti in termini di riapertura delle aree archeologiche alla fruizione pubblica e in termini di visitatori.
Oggi, dopo la scellerata decisione dell’Amministrazione Comunale operata a più riprese tra il 2021 e il 2022, i siti stanno pian piano ritornando al loro stato originario, precedente al 2019/2020, cioè prima dell’intervento dei volontari e degli archeologi del Gruppo Archeologico Città di Tuscania. Tutto questo sta causando il ritorno della vegetazione infestante, dei cedimenti di fango e detriti, l’accumulo di acqua nelle tombe e il crollo o la scomparsa delle strutture create per permettere la visita dei cittadini e dei turisti.
“Denunciamo uno stato di abbandono evidente – dichiara il Direttore del Gruppo Archeologico Città di Tuscania, Alessandro Tizi – e non basta condurre saltuariamente, circa una volta ogni due mesi, dei piccoli interventi di sfalcio dell’erba. Le necropoli di Tuscania non sono un parco pubblico, sono siti archeologici delicati, che hanno bisogno di una cura giornaliera e della presenza di archeologi e tecnici del settore. Stiamo perdendo un patrimonio di inestimabile valore archeologico e storico senza una valida motivazione, e il rischio è non solo quello di ritornare alle condizioni precedenti, ma di peggiorare la situazione. Inoltre, tutto questo sta causando un grave danno anche al tessuto economico cittadino, in considerazione della perdita dell’indotto turistico generato dall’aperture dei siti. Abbiamo rilevato situazioni di profondo stress al patrimonio archeologico, a cui ormai si può accedere liberamente senza controllo, a causa dello stato di abbandono delle recinzioni e degli accessi. Si tratta di un gravissimo danno al patrimonio culturale e alla nostra storia.
Ci appelliamo al Comune di Tuscania affinché non attenda oltre ad intervenire con lavori ed investimenti economici. Finora non è stato fatto nulla di quanto promesso a più riprese alla cittadinanza, anzi si loda una gestione che fa acqua da tutte le parti e nel vero senso del termine. Siamo certi di un intervento in merito alla tutela dei siti da parte della Soprintendenza, che saprà svolgere come ha sempre fatto, il suo ruolo di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico.
Da parte nostra, il Consiglio Direttivo unanime ha deciso di intervenire perché tutto questo non è più tollerabile, sia come associazione del settore che come cittadini. Da parte mia, trovo tutto questo assurdo, eppure i progetti che erano stati attivati nel corso degli anni precedenti avevano già raggiunto dei risultati importanti: la riapertura al pubblico dopo anni di tre necropoli cittadine con migliaia di visitatori, la ripresa degli investimenti diretti da parte degli enti locali e della Regione Lazio e la nascita di programmi di ricerca. Oggi tutto questo non esiste più. Di certo, però, il Gruppo Archeologico Città di Tuscania non rinuncerà a lottare e a farsi sentire contro queste scelte dell’Amministrazione Comunale, oltre che a mettersi di nuovo a disposizione della comunità come ha sempre fatto negli anni.
Il patrimonio archeologico e culturale – conclude il Direttore Alessandro Tizi – costituisce la nostra storia, la nostra identità e al contempo il nostro futuro. È quanto di più prezioso possiamo offrire ed è in queste aree archeologiche che si giocherà la partita della costruzione della nostra comunità del futuro”