

Riceviamo dall’ANPI “10 giugno 1944” Sez. Tarquinia e pubblichiamo
Sabato 17 maggio, a Tarquinia, alle ore 16, si muoverà un corteo di solidarietà nei confronti del popolo palestinese: partendo da piazza Matteotti, 14 sezione ANPI più il sodalizio provinciale di Viterbo si uniranno ai cittadini per giungere in piazza Cavour, dove interverranno dei relatori in rappresentanza, tra gli altri, di Emergency e Amnesty International.
“Il genocidio non è un singolo atto, è un processo”, ha spiegato Francesca Albanese, la relatrice Onu per i Territori Occupati Palestinesi, in merito alla inarrestabile, disumana mattanza in corso da 18 mesi a Gaza. Un processo che implica “atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso” secondo la definizione adottata dall’Onu nel 1948. Che si possa definire genocidio o meno, come molti contestano, non cambia la gravitá e la dimensione della catastrofe umana, in vite e sofferenze, che due milioni di persone, intrappolate in poche decine di chilometri quadrati, stanno (soprav)vivendo.
A noi cittadini comuni non sono concessi molti strumenti per intervenire concretamente, ci rimangono però la forza e il dovere morale, di manifestare lo sdegno e lo spregio per chi sta tentando di deportare un popolo intero, dopo averlo decimato con bombardamenti a tappeto di palazzi, chiese e moschee; di scuole e università colme di sfollati; di tendopoli e accampamenti senza riparo; di aver proseguito distruggendo ospedali che curavano malati e feriti, prendendo sistematicamente di mira: medici, paramedici, ambulanze e soccorritori, fino alle poche ruspe per impedire il recupero dei corpi agonizzanti sotto le macerie.
Vi chiediamo di unirvi a noi in un piccolo gesto di vicinanza al martoriato popolo della Palestina. Un popolo che resiste da 77 anni, che non si arrende neanche mentre assiste incredulo ad un Occidente ‘democratico’ che all’indifferenza di fronte a una carneficina di esseri umani, di bambini, aggiunge invio di armi e supporto mediatico a Benjamin Netanyahu. Un uomo di Stato contro cui la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha da tempo spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Gaza non ha più voce né occhi, perché Israele ha vietato l’ingresso a qualsiasi giornalista internazionale che potesse testimoniare cosa sta accadendo ai gazawi. Ad oggi sono stati uccisi almeno 217 reporter, fotografi e cameramen. Gaza ha bisogno della nostra voce e della nostra attenzione. Gaza non ha più pane, acqua, medicine: 50 bambini sono già morti per malnutrimento, dopo 60 giorni in cui nella Striscia, per l’esplicito, dichiarato intento del governo israeliano di usare la fame come arma di guerra, non entra nulla. Voi, che avete avuto la bontà di leggere fin qui: UNITEVI A NOI!
