Riceviamo e pubblichiamo
Il titolo della mostra rimanda alle vicende della Biblioteca di Alessandria, quale emblematico riferimento ai pericoli che può correre quello straordinario patrimonio culturale che è il libro insidiato da taluni media che affidano la funzione informativa alla labilità dell’etere , alla pellicolarità del display.
L’artista , in una sorta di viaggio à rebours, reperisce i materiali per la costruzione delle opere nei luoghi dell’abbandono come, ad esempio, le discariche, alla ricerca quasi utopica di un’operazione salvifica.
Utilizzando la ceramica combinata con lacerti cartacei, Ferri consegue risultati alchemico-simbolici. La combustione conseguente alla cottura conferisce al nero del manufatto una luminosità che esalta il testo letterario anche nella qualità segnica; amalgamato all’argilla viene fissato in una inattaccabile perennità.
Ferri, pur non tradendo mai la radice operativa di fondo del libro, sperimenta molteplici forme molte delle quali riportano evidente memoria di strutture formali elaborate dalla tradizione della modernità.
La presentazione in catalogo è di Luciano Marziano.