Riceviamo e pubblichiamo
Oggi si assiste sempre di più ad una polarizzazione della ricchezza nel nostro Paese. Da una parte la disoccupazione viaggia ad una percentuale spaventosa che raggiunge quasi il 13% e la povertà aumenta, dall’altra si arricchiscono sfacciatamente soggetti che godono evidentemente di particolari privilegi fiscali. Se nel 2016 – stando ad un rapporto dell’Oxfam – l’1% della popolazione mondiale arriverà a possedere più del restante 99%, in Italia la situazione non è certamente migliore: il 10% della popolazione possiede più del 50% della ricchezza totale.
Insomma, in questi anni i banchieri, gli speculatori, gli azionisti e gli amministratori delegati delle grandi imprese e soggetti simili hanno trovato nella situazione di crisi la possibilità di aumentare i propri già lauti profitti, facendo intorno a sé il deserto: i lavoratori sono sempre più poveri e precari, le piccole e medie imprese produttive e commerciali soffrono una crisi profonda (dal momento che sono le più sensibili alla compressione della domanda interna), gli Enti locali – in particolare i Comuni – sono stati messi nelle condizioni di scegliere tra aumento delle tasse o riduzione dei servizi.
Anche quest’anno vi saranno tagli dei trasferimenti erariali alle Regioni e ai Comuni, che si ripercuoteranno pesantemente sulla vita quotidiana dei cittadini, sul loro lavoro e sulla qualità e l’onerosità dei servizi di cui avranno bisogno. Vedremo contrarsi ancora di più la domanda interna e aumentare la crisi delle piccole e medie aziende, come sta capitando pesantemente nel distretto Tarquiniese. E qual è l’unica risposta che viene data a questa crisi occupazionale e produttiva? La speranza negli investimenti di multinazionali, incentivata anche dalla riduzione dei diritti e dei salari dei lavoratori determinata, da ultimo, dal cosiddetto Jobs Act, che sancendo la quasi piena libertà di licenziare rende tutti i lavoratori precari ed estremamente deboli in fase di contrattazione. Tuttavia le multinazionali non hanno a cuore le sorti di un territorio, sono guidate esclusivamente dalla tutela degli interessi degli azionisti e perciò, laddove investono, all’occorrenza possono pure disinvestire lasciando il deserto.
Contro tutto questo a Tarquinia vorremmo un’alternativa di una Sinistra unitaria che, lungi dal rappresentare un cartello elettorale, lancia a tutta l’Italia l’esempio di un progetto unitario e aperto che ha le sue radici negli alti principi sociali presenti nella Costituzione italiana. Un progetto chiamato “Liberi e Uguali”
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Luigi Caria