

Il futuro della gestione delle scorie radioattive in Italia potrebbe non passare più per un unico grande deposito nazionale. A lasciarlo intendere è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto durante un recente confronto promosso dal quotidiano La Stampa. Il ministro ha spiegato che si sta valutando l’ipotesi di nuovi depositi per i rifiuti a bassa intensità, superando il progetto originario di un’unica struttura centralizzata. “L’idea di un unico centro è stata ormai accantonata, non risponde a criteri di efficienza”, ha affermato Fratin, sottolineando la possibilità di valorizzare i 22 siti già esistenti sul territorio nazionale.
Superata la carta dei 51 siti? 21 erano nella provincia di Viterbo
Le dichiarazioni del ministro rappresentano un cambio di rotta rispetto alla linea dei governi precedenti, che attraverso la Sogin avevano stilato la “Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei” (Cnai), individuando 51 aree, di cui ben 21 situate nella provincia di Viterbo. Una prospettiva che aveva sollevato preoccupazioni e opposizioni in diversi territori, in particolare nella Tuscia, tra le zone più coinvolte dalla mappatura. Secondo Fratin, quel documento oggi “va considerato superato”. L’ipotesi di un unico sito, ha aggiunto, comporterebbe “la movimentazione quotidiana di rifiuti da una parte all’altra del Paese, da Torino a Palermo. Non è sostenibile né funzionale”.
