di Romeo Manfredi Rotelli
Parlavo poc’anzi di sacralità del sito perché, nell’intimo sentire di tante famiglie, è là che, idealmente, sono sepolti tutti i soldati tarquiniesi d’ogni arma, corpo o specialità, che dormono l’ultimo sonno nelle sabbie africane, nelle steppe russe, nelle petraie balcaniche o nelle profondità marine. Sottolinearlo non costituisce né un rigurgito di sciovinismo, né un accesso di militarismo, né un moto retorico giacché, allora, sarebbero scioviniste, militariste e retoriche tutte le Autorità che (a questo punto con non molta coerenza), si porteranno presso quell’ara con banda, bandiere e intervento di scolaresche il prossimo 4 novembre, e poi il 25 aprile ed il 2 giugno, per le consuete celebrazioni commemorative delle rispettive ricorrenze e le connesse, altisonanti proclamazioni.
A proposito, le locali sezioni delle associazioni combattentistiche e d’arma dov’erano durante la male ubicata tre-giorni festaiola? Per dirla in gergo meteorologico, “non pervenute”, e quindi venute meno alla prima delle loro finalità statutarie. Quel che è certo è che nei giorni anzidetti sfileranno, celebreranno e rammemoreranno esse pure, con i loro labari e le giuste solennità e fierezza. Come se niente fosse, eppertanto via così, sino alla prossima grigliata fumigante, sfrigolante e irriverente.