di Leo Abbate
Esordisce nel 1960 nei “Pulcini” di Ivo – come la foto, oramai d’epoca, documenta bene – e comincia il suo percorso con tanti altri giovani di belle speranze (fra i quali, riconosciamo anche il Presidente Rinaldo Santori); già nel 1965, all’età di soli 14 anni, Renzo diventa un nomade del calcio: arriva in fo
1967/68: appena sedicenne esordisce nella primavera del Cagliari come centrocampista e segna un gol che ha un grande valore simbolico: è il biglietto da visita della sua indomita e mai paga voglia di vincere.
1969: esordio in prima squadra con il grandissimo Cagliari di Gigi Riva, in Coppa Italia contro il Toro
Renzo troverà casa in mezzo a questi campioni fino al 1972 e poi, fino ad oggi, mai lontano dallo
Lo scorso settembre la sfida arriva. Allenava, fino a quel momento, i giovanissimi (classe 96) e sarebbe stato suo desiderio finire il percorso intrapreso con questi ragazzini, ma il Corneto aveva un “problema”. Un gruppo di adolescenti “difficili” per temperamento, che si erano beccati nella stagione precedente 125 punti di penalizzazione retrocedendo in una sola stagione in due campionati: allievi e juniores d’elite. Ciro Granato e Rinaldo Santori gli hanno lanciato la sfida. Renzo, appena entrato “nella fossa dei Leoni”, aveva intravisto la voglia di lottare e le doti di intelligenza e tecnica del gruppo e, come sempre davanti alle imprese difficili, anche stavolta ha detto sì. Il resto lo sapete: 15 vittorie nelle prime 15 partite, un girone d’andata da record (miglior attacco con 38 reti, migliore difesa con 9 gol subiti) un campionato da protagonisti, mai secondi a nessuno, mai domati da nessuno. I leoni di Renzo il prossimo anno saranno ancora lì a lottare, a vincere. “Li riconfermo tutti, sono tutti grandi, giocano un calcio produttivo e che non rinuncia allo spettacolo, con qualche rinforzo questo gruppo potrà fare un grande campionato d’elite. Ciro e Rinaldo mi hanno chiesto di seguirli ancora in questa avventura. E’ una sfida, e alle sfide io non posso dire di no”.
E’ una storia antica come lo sport stesso, ma sempre bella e appassionante come… una partita di calcio e noi saremo quì a raccontarvela giorno dopo giorno, fino a quando arriverà il momento di dire ancora: grazie.