Ex centro chimico, tensioni in maggioranza al consiglio comunale: rinviata la delibera di conferma dell’acquisizione

Comune di Tarquinia palazzo comunale torre orologio campanoneIl consiglio comunale di ieri è stato mediaticamente cannibalizzato dal dibattito sulla vicenda della foto con la fascia tricolore nell’ufficio del vicesindaco: e non poteva essere altrimenti, già che quello è stato il tema portante degli ultimi tre mesi di chiacchiere politiche. Ma lungo le cinque ore di consiglio di momenti politicamente e polemicamente rilevanti ce ne sono stati eccome, passando da un acceso faccia a faccia Ranucci-Catini – “Voglio sapere se è vero che riceve ancora i cittadini nella stanza del vicesindaco, invece che negli uffici dei servizi sociali, come dovrebbe”, ha accusato il primo; “Da quando ho lasciato la delega, ho consegnato la chiave e ricevo presso gli uffici del settore commercio, per motivi di spazio”, ha replicato il secondo – ad un dibattito sull’opportunità di una disponibilità a tempo pieno del segretario comunale, che d’ora in poi sarà a Tarquinia per quattro giorni, essendo il comune diventato capofila nel rapporto con Magliano Sabina, altra realtà in cui opera il dottor Fusco.

Tra le mozioni del Movimento 5 Stelle – approvate quelle su riprese in streaming (con qualche modifica e riserva) e geotermia, bocciate quelle su archivio dell’albo pretorio e riduzione Tari con incentivazione del compostaggio -, le approvazioni dei PUA ed il ritiro, causa qualche difetto nel procedimento istruttorio preconsiglio, l’accettazione della cessione gratuita di un’area urbana di circa 30 metri quadri lungo via delle Croci, il nodo politico chiave della serata si è toccato al punto numero 5 all’ordine del giorno, quello nel quale il consiglio avrebbe dovuto deliberare la conferma dell’acquisizione a titolo non oneroso dell’ex Centro Chimico del Ministero della Difesa-Ex Aeroscalo, annunciata la settimana scorsa dall’amministrazione comunale.

“Lo trovo atto giusto, intelligente ed interessante – ha esordito, dai banchi dell’opposizione, Gianni Moscherini – ma servono due riflessioni fondamentali. La prima delle quali riguarda l’inquinamento dell’area: perché il Comune accetti quell’area, il demanio deve liberarlo dalla responsabilità dei materiali inquinanti in quell’area: altrimenti, se dobbiamo bonificarla, non è una cessione gratuita! L’altra è relativa all’idea di destinazione che il Comune ne ha dato, parlando di polo fieristico: visto il periodo di crisi dell’intero sistema fieristico, a Tarquinia e non solo, proporrei al sindaco, semmai fosse acquisita l’area, di fare un concorso internazionale di idee tra progettisti per la migliore indicazione sul futuro sviluppo dell’area”. Proposte, che, negli interventi successivi, Moscherini sintetizza nella proposta di una lettera da parte del sindaco che manifesti l’interesse per l’area vincolato, però, ad una conferenza dei servizi tra Ministeri della Difesa e dell’Ambiente, Demanio, Regione e Comune di Tarquinia perché l’area arrivi al comune con la garanzia di essere bonificata. “Altrimenti – ha concluso – è un atto suicida”.

Una breccia, questa, su cui ha insistito poi tutta l’opposizione. “Come accettare un regalo a scatola chiusa – le parole di Alberto Riglietti – Il comune ha valutato un preventivo sui costi di bonifica?”. “Si dice che a caval donato non si guarda in bocca – ha ripreso, sulla stessa linea, Ranucci – ma in questo caso dobbiamo guardarci eccome, e lo dico io che, al tempo, con l’amministrazione Mazzola, condivisi la domanda allo Stato per ottenere quell’area. Dobbiamo chiederci se è un bel prendere: è vero che si parla di 200 o 300 mila euro di spese solo per la bonifica dell’amianto? Abbiamo informazioni e garanzie per evitare che un sito appetibile si trasformi, invece, in una trappola?”.

Infine, Celli, pone una domanda chiave sulla vicenda. “Premesso che ritengo il sindaco abbia fatto bene ad insistere sulla richiesta di ottenimento di quell’area, mi chiedo perchè dobbiamo votare oggi questa delibera, quando il cronoprogramma stabilito dai termini stessi della cessione ci concede centoventi giorni per decidere. Il Comune ha già effettuato sopralluoghi per accertarsi di cosa c’è lì dentro? Ha garanzie sui costi delle operazioni di bonifica? Altrimenti provvediamo a fare questi passaggi, poi entro i quattro mesi richiesti delibereremo. Soprattutto: se stasera il consiglio delibera, possiamo poi procedere a verifiche e, eventualmente, fare un passo indietro e non accettare l’area?”.

A questo punto arrivano le risposte del presidente del consiglio Bergonzini, che prima parla di “delibera come manifestazione di volontà che ha valenza a fini solo istruttori: potremo tornare indietro quando sarò il momento”. Poi, incalzato, chiarisce come “non ho seguito io la pratica, non so se c’è stato un sopralluogo”. Chi, quindi, dell’amministrazione lo sa? Nessun altro prende la parola, e mentre l’opposizione incalza su eventuali responsabilità, la maggioranza sospende la seduta per parlarne.

All’uscita, tra volti cupi e smorfie tutt’altro che serene, Bergonzini parla di “pareri contrastanti sull’atteggiamento amministrativo da assumere, pur se tutti nell’ottica di un miglior risultato possibile”, e mette a votazione il rinvio del provvedimento: nove astenuti e otto favorevoli, cioè l’opposizione, Maurizio Perinu (di Idea Sviluppo) e lo stesso Bergonzini. “L’impegno dell’amministrazione sarà di mandare i tecnici per le verifiche necessarie”, chiosa sul punto il presidente del consiglio. Mentre su Whatsapp già giravano messaggi roventi, con i rapporti all’interno della maggioranza giunti a livelli di criticità assoluta.