Gambetti: “All’Acropoli è ora d’intervenire”

Riceviamo e pubblichiamo

Il 21 settembre 2011, in qualità di consigliere di opposizione dell’Università Agraria di Tarquinia, ho fatto visita gli scavi che l’Università Statale di Milano, autorizzati dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, sta conducendo presso il Pianoro della “Civita” già dal giugno 1982.

Le campagne di scavo, avviate dalla prof.ssa Maria Bonghi Jovino, docente di etruscologia ed insignita, il 14 giugno 2008, della cittadinanza onoraria della Città di Tarquinia, è da sempre coadiuvata, dalla dott.ssa Giovanna Bagnasco Gianni, che ad oggi conduce le ricerche, supportata da una giovane equipe di archeologi.

Le indagini di scavo fin qui condotte dall’Università Statale di Milano, che hanno interessato anche l’Ara della Regina, mostrano come, per le origini di una topografia urbana dell’Acropoli Etrusca di Tarquinia, nome etrusco “Tarch(u)na”, si debba risalire alla fine dell’età del Bronzo, X sec. a.C., e che vede il suo “apogeo urbano”, nei primi decenni del V sec. a.C.

A testimonianza, le monumentali tombe dipinte di questo periodo, presso la necropoli di Monterozzi, riconosciute il 2 luglio 2004, dall’Unesco, “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.

L’aspetto altresì interessante, che caratterizza da sempre la ricerca scientifica, in campo archeologico, dell’Università Statale di Milano, è quello di far interfacciare, diverse discipline con l’archeologia, una fra tutte, è la “paleo-antropologia”, scienza che studia i resti fossili dell’uomo.

Infatti, da analisi in corso sullo scheletro rinvenuto di un bambino, morto all’età di circa 8 anni, meglio noto come il “Bambino della Civita”, si sta arrivando ad interessanti risultanze, legate proprio alla storia dell’antica città etrusca.

Di contro, sul fronte dello stato generale dell’Acropoli Etrusca di Tarquinia, che insiste per la sua estesa “topografia urbana”, sui terreni di proprietà dell’Università Agraria di Tarquinia, ancora oggi tristemente, continuano condizioni di abbandono e di incuria.

In merito scriverò al presidente dell’Ente, avv. Alessandro Antonelli, già sollecitato dal 10 luglio 2010, allegandovi una “relazione fotografica” sullo stato dell’intera area, così ormai “da anni”, avanzando altresì delle “proposte di intervento”, contro il perdurare di tali condizioni.

L’Università Agraria di Tarquinia, ha la “possibilità e l’onore di gestire”, meglio “il dovere di gestire”, un patrimonio unico al mondo, l’Acropoli Etrusca di Tarquinia – “Tarch(u)na”, la più importante città della civiltà etrusca, “ma è ora di farlo fattivamente”.

Alessio Gambetti
Consigliere PDL Università Agraria di Tarquinia