Riceviamo e pubblichiamo
Alle elezioni amministrative del 2012 abbiamo assistito alla presentazione di una cinquantina di “Liste Civiche”, per lo più fasulle è cioè emanazione degli stessi partiti del centrodestrasinistra. Molti aderenti ci sollecitarono a promuovere azioni legali per tutelare la nostra diversità, ma l’avvio di tali azioni si fermò di fronte alla impossibilità finanziaria di farlo. In Italia, non basta aver ragione e/o aver subito una violazione dei propri diritti, sanciti sulla carta; occorre avere i soldi, tanti soldi, per avvalersi di avvocati e Tribunali, e ancora soldi occorrono per resistere in giudizio. Ciò non avviene a caso, ma è stato scientemente costruito per blindare il potere di banche, assicurazioni, e società facoltose, con le quali, nella migliore delle ipotesi ci si ritrova con il dover transare, per evitare ulteriori spese. Ci limitammo quindi a diffidare gli uffici elettorali dei comuni interessati e le liste che si erano appropriate del nostro nome, a fare un comunicato stampa postato anche sul nostro sito nazionale e inviato via Facebook e Twitter a migliaia di contatti.
Da tempo, il Partito Democratico ha organizzato un’ampia, e milionaria, campagna mediatica con il logo “Italia Bene Comune”, arrecandoci un enorme danno politico e generando grande confusione in tante persone che ci hanno chiesto conto, via internet e nella assemblee ed incontri territoriali, di questo nostro supposto tradimento e accodamento al PD.
Il nostro Movimento ha un nome che lo identifica, regolarmente depositato presso il Ministero degli Interni nel 2008 e registrato come marchio (“Per il Bene Comune” e “Bene Comune”), presso l’ufficio Marchi e Brevetti della Camera di Commercio di Ferrara, con valore nazionale.
Le nostre difficoltà finanziarie permangono, ma vedere tutti i giorni il nostro nome gestito dal Partito Democratico è una ingiustizia che viene vissuta come un sopruso intollerabile dai nostri aderenti e dalle tante persone che sanno della inconciliabilità tra noi e l’oligarchia di quel Partito.
Non essendo valsi a nulla gli appelli ed i reclami di alcuni mesi fa per la violazione dei nostri diritti, ora per porvi fine ci resta solo la via legale ed il ricorso alla Giustizia; chiederemo quindi che sia la Magistratura ad inibire al PD l’uso del nostro nome, che gli Italiani vengano correttamente informati che si è trattato di un abuso e che il vero Bene Comune è tuttora distinto e distante dal PD.
Monia Benini
Presidente del movimento Per il Bene Comune