Riceviamo e pubblichiamo
«La politica deve fare di tutto perché la scuola funzioni. – ha detto Panunzi – Negli ultimi anni si è parlato troppo di razionalizzazione e di riduzione dei costi, applicando i freddi numeri. E non si è tenuto conto che la scuola è un sistema complesso e come tale va considerato. Ogni decisione presa, come per esempio quelle del ridimensionamento scolastico, ha ripercussioni sociali, culturali ed economiche per i territori. Quindi o mettiamo nelle scelte politiche i costi sociali o facciamo ragioneria pura. Se vogliamo fare ragioneria pura chiudiamo le scuole, le caserme dei carabinieri, gli uffici postali e andiamo vivere nelle periferie delle grandi città, realtà anonime e con gravi problemi. Inoltre, siamo di fronte anche a un evidente calo demografico, con tutte le questioni che comporta».
Fondamentale il ruolo dei sindacati. «L’esistenza dei cosiddetti “corpi intermedi” non può essere messa in discussione. – ha aggiunto il consigliere regionale – Insieme alla politica hanno delineato le linee guida e lo sviluppo di questo Paese. Sono un freno ai particolarismi e agli interessi corporativistici».
Esiste il problema della frattura tra scuola e mondo del lavoro. «Servono percorsi formativi specifici che integrino l’offerta didattica, avvicinando la scuola alle imprese. – ha spiegato il consigliere regionale – Gli istituti tecnici e professionali non possono essere considerati dei “residuati”, ma hanno la stessa dignità dei licei. Ogni indirizzo ha delle proprie specificità che vanno tutelate. L’alternanza scuola lavoro ha difetti evidenti. Va rivista e non smantellata».
In arrivo la legge regionale di riforma di Laziodisu. «Sarà portata in consiglio nei prossimi giorni. – ha spiegato Panunzi – Disciplinerà Laziodisu, con la riduzione da 5 a 3 delle sedi territoriali: Lazio nord, Viterbo, Lazio sud, Cassino, e Roma. Ciò garantirà un risparmio nei costi di circa 500mila euro e introdurrà a regime 30milioni di euro all’anno per il sostegno allo studio universitario».