di Stefano Tienforti
Una visita che – nata per voler giornalisticamente testimoniare cosa si sta vivendo in questi giorni in quelle zone e raccontare dell’opera svolta da volontari, anche tarquiniesi, a sostegno delle popolazioni – è ben presto diventata un’esperienza durissima, intensa, a contatto con un dramma di cui video e foto non riescono a trasmettere appieno l’enormità, la profondità, l’irrimediabilità.
Raggiungere Amatrice è stato impossibile: lungo le vie d’accesso Vigili del fuoco e militari erano all’opera per porre in sicurezza gli edifici pericolanti. Abbiamo, però, visto l’ospedale della cittadina, completamente danneggiato dalle crepe, e spostandoci per le zone limitrofe case crollate, chiese semi distrutte, tende improvvisate nei giardini delle abitazioni. Poi siamo giunti a Saletta, frazione di Amatrice dove sorge il campo della Regione Lazio il cui responsabile è Alessandro Sacripanti, dell’AEOPC Tarquinia, e dove stanno operando altri volontari non solo tarquiniesi ma di molte zone della Provincia di Viterbo. E abbiamo capito che ciò che sino a pochi istanti prima ci sembrava terribile, lo era – incredibilmente – ancor meno di quanto trovato in quel borgo di 23 abitanti.
A rendere l’atmosfera vivibile, in questo scenario, è l’opera dei volontari: sia quella materiale – creazione dei campi, ospitalità, logistica, sostentamento – che quella umana, con la carica che riescono a trasmettere ai rifugiati nelle tende allestite in quello che, prima dell’emergenza, era un campo da gioco.
“Inizialmente questa doveva essere una postazione temporanea – racconta Sacripanti – per depositare materiali, strumenti e attrezzature. Poi, dopo le prime nottate qui, abbiamo scoperto che c’erano persone che dormivano in baracche di lamiera, altre addirittura in strada: per cui abbiamo allestito le prime tende”. Ora il campo è casa per circa trenta persone: c’è una mensa ed una tenda che fa da punto di ritrovo, dove la sera si radunano volontari ed abitanti per condividere momenti di – pare incredibile a dirlo in quello scenario – serenità. “Presto arriveranno anche le docce – spiega ancora Sacripanti (e forse, mentre leggete, sono già giunte al campo, ndr) – ma intanto i volontari, con la collaborazione dei residenti, hanno già provveduto ad improvvisare una soluzione rudimentale. Perché c’è una regola importante: il campo è di tutti, e lavorano tutti”. Anche i ragazzi più giovani tra gli abitanti di Saletta, pronti a mettersi a disposizione perché tutto funzioni al meglio.