di Marco Vallesi
Di mele, infatti, non esiste dubbio alcuno che l’ancora nebulosa e incerta formazione di centro-destra, che vorrebbe annullare e osteggiare le mosse del centro-sinistra per la imminente tornata elettorale all’Università Agraria, sia destinata, per l’ennesima una volta, a prenderne a iosa.
Ed ormai che a prenderle siano sempre loro è un fatto assodato ma, stante l’ostinazione con la quale perseverano nello scopo, viene da chiedersi quanto gli piacciano questi “falsi frutti” e, a seguire, come facciano a reperirli, così tanti e molto maturi, anche quando a garantirne la disponibilità sia solo la semplice apertura dei frigoriferi dove sono conservati. Maggio, giugno od ottobre non importa: delle mele da portarsi a casa, stagione o non stagione, non possono proprio farne a meno.
C’è chi le prende in faccia così, come gli arrivano, e chi, invece, dopo aver sudato sette camicie per far sì che il carico (o il lancio) di pomi venga equamente distribuito tra tutti i contendenti, alla fine, se li deve caricare tutti sulla propria schiena; altri ancora, i più furbi – forse – schivano o si schierano all’ultimo momento dalla parte di chi le dà, le mele.
Assai curioso il fatto per il quale, delle batoste subite a più riprese e in diversi frangenti, gli aficionados del mitico pomo sembrano capaci di rimuoverne la memoria insistendo, con una caparbietà stoica, nell’adunarsi alla rinfusa, inermi e spogli di un qualsiasi scudo o difesa dalla gragnuola che, inevitabilmente e impietosamente, li colpirà.
Si direbbe che non ne abbiano mai abbastanza ma, per mantenere un certo decoro e nel rispetto delle marcate tradizioni agricole locali e segnare un punto di discontinuità col passato, potrebbero almeno chiedere di essere bersagliati – e puniti – con frutta ed ortaggi un poco più “nostrani”; tutto sommato per il 25 ottobre, anche se la raccolta dei pomodori sarà solo un ricordo, qualcuno ne avrà pure conservata una certa quantità.