Nel primo giorno di fuori tutto deciso dall’azienda Distribuzione Roma per svuotare gli scaffali in vista della chiusura del punto vendita previsto per il 15 maggio, intorno alle 10 e 30 i dipendenti hanno chiuso le casse e abbassato le serrande in protesta con la decisione di metterli in mobilità. “Come è possibile che per noi si è aperta la procedura di mobilità mentre a Roma l’azienda sta aprendo due nuovi punti vendita, uno in Piazza Cavour ed uno alla Farnesina? – si chiedono i dipendenti che da mesi chiedono risposte esaustive senza mai ottenerle – Perché alla nostra richiesta di ricollocamento abbiamo trovato un muro insormontabile? Perché non siamo mai riusciti ad instaurare un tavolo di confronto e trattative con Unicoop Tirreno che detiene circa il 12% di Distribuzione Roma e che possiede negozio territorialmente vicini a noi?”.
Una situazione grave, che è precipitata in questi ultimi giorni: due giorni dopo la chiusura i dipendenti attenderanno una busta nella quale potrebbe essere segnato il loro destino. “Ci consegneranno una busta a ciascuno di noi e ognuno saprà se resterà a casa retribuito fino al 75esimo giorno di mobilità o essere spostato in altro punto vendita per poi essere licenziato”
Una vicenda però che trae origini diversi mesi orsono e che i dipendenti hanno vissuto come una lenta agonia. “Era logico che due punti vendita con lo stesso marchio non potessero avere vita lunga. Negli anni si è perso quasi il 70% di fatturato ma non per via della crisi ma di precise politiche”. Tante parole di rassicurazione nel corso degli anni ma i fatti poi si sono dimostrati diversi. “Le rassicurazioni davanti al prefetto se le è portate via il vento. Le promesse di non chiusura ma anzi di riqualificazione del punto vendita sono svanite dall’oggi al domani”. I sindacati hanno proposto all’azienda l’apertura volontaria di mobilità sulla rete Distribuzione Roma. Nei prossimi giorni si saprà se l’azienda accetterà tale proposta.