di Romina Ramaccini
Il progetto “Pompei Sustainable Preservation Project” partirà da settembre 2014 e per 10 anni attuerà un restauro radicale di tutte le strutture presenti nel sito di Pompei. Giardini, coperture, sistema fognario e smaltimento delle acque piovane: insomma, nulla sarà tralasciato affinché Pompei non venga seppellita per la seconda volta. Assieme a questo intervento di restauro, non meno rilevante è la nascita, dal 2015, della summer school, una scuola dove verranno formate annualmente 510 persone che dovranno affiancare i più esperti in questa grande impresa. Insomma, oltre a darci i soldi, ci offrono anche la formazione ed il lavoro.
Per nostra fortuna però qualcosa di italiano (oltre al sito in questione!!) c’è: il partner dell’impresa colossale è il CNR che partecipa assieme all’Ibam (Istituto per i beni archeologici e monumentali) e uno dei promotori è l’ Iccrom, il centro studi per il restauro affiliato all’Unesco. La collaborazione degli enti coinvolti, con il lavoro della Soprintendenza per i beni archeologici di Pompei e l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro, cercheranno di far divenire Pompei un centro di ricerca sulla conservazione dell’architettura antica.
Ed ora cosa dovremmo fare? Ringraziare chi, contrariamente a noi, ha occhi per vedere e cervello per pensare ed “augurarsi che il nostro patrimonio non vada in mano allo straniero”, come lo stesso Brandi, già consapevole delle mancanze e della scarsa attenzione rivolta ai nostri beni culturali, affermava negli anni Sessanta.