La neve e i danni incidentali: e in vista dell’8 marzo cresce l’allarme mimosa. E potrebbe costare di più

di Fabrizio Ercolani

Festa della donna senza il suo simbolo: la mimosa. Danni ingenti anche al comparto della frutticoltura e dell’allevamento. L’ondata di gelo ha distrutto tutti i fiori di mimosa presenti sugli alberi: da giallo ora sono marroni. Chi vorrà regalarne un rametto alla propria donna, potrà ricorrere ai negozi di fiori dove potranno essere acquistati i rametti raccolti prima dell’ondata di gelo e conservati nelle celle frigorifere. Ma i prezzi potrebbero subire un’impennata.

La tradizione che vuole che la mimosa venga colta l’8 marzo, festa della donna, quest’anno non potrà essere ottemperata. I fiori sugli alberi da gialli sono rapidamente divenuti marroni bruciati dalle gelide temperature notturne giunte sino a – 8°. Nelle aree di produzione intensiva però la fioritura anticipata ha salvato circa l’80% di mimose ma il costo potrebbe aumentare. Oltre il 20% della produzione persa per gelo. Il 100% della mimosa ancora non raccolta o che deve ancora fiorire andrà perso. A Tarquinia non c’è un albero che si sia salvato.

La prima conseguenza di questi danni sarà sicuramente l’aumento del prezzo. Gli esperti ipotizzano che un cartone da 3 chilogrammi possa passare dagli attuali trenta euro a quaranta. La mimosa ama il clima mediterraneo ma teme e soffre le gelate, soprattutto se prolungate nei giorni e nei mesi. Già da gennaio, soprattutto sulle coste che si sporgono sul Mediterraneo, fino a marzo gli alberi di mimosa si colorano di giallo e creano visivamente una macchia dal colore inconfondibile. Ovviamente, il periodo di inizio fioritura dipende anche dal clima che ha contraddistinto l’inverno, più mite o al contrario particolarmente rigido.

La mimosa appartiene alla famiglia delle acacie, come dice il suo stesso nome scientifico, ma l’origine è lontana. Sembra infatti che sia tipica dell’Australia e da lì sia arrivata fino a noi. Stesso discorso anche per gli alberi da frutto. Il gelo ha trovato i mandorli già in fiore e le gemme di albicocchi e dei peschi in fase di schiusura per il perdurare di temperature minime troppo alte per la media stagionale. Con la repentina ondata di freddo il rischio è che mandorli, vigne, ciliegi e altri alberi da frutto, impossibilitati a vivere appieno la fase di quiescenza, dopo il ‘risveglio’ anticipato con fioriture anomale già a febbraio, si ritrovino con fiori e gemme bruciate dal gelo ed una produzione totalmente compromessa.