di Francesco Rotatori
Ma mecenatismo papale significa anche commissioni di opere d’arte e in particolare possiamo definire l’avvento al potere di Felice come l’inizio di un febbricitante eppure minuto arco temporale (dal 1585 al 1590) in cui l’intera capitale fu disseminata di differenti cantieri pittorici, dal Vaticano- la Biblioteca Sistina e il voltaggio della cupola di San Pietro- alla Basilica di Santa Maria Maggiore- la Cappella del Presepe-.
Uno dei maggiori interventi pontifici si ebbe nella demolizione e ricostruzione del patriarchio lateranense e nella conseguente ricollocazione della Scala Santa- che la leggenda vuole essere la stessa scalinata del palazzo di Pilato percorsa da Cristo-, la cui struttura, dotata di due cappelle in sommità e di un gruppo di scale laterali per favorire la discesa, fu decorata nell’arco di pochissimi mesi, tra il 1587 e il 1588.
Purtroppo il tempo, la noncuranza e la secondaria importanza delle pitture hanno fatto assumere a questi luoghi un aspetto tetro e scialbo. Tuttavia i restauri condotti a partire dal 2013 hanno permesso di riscoprire i colori tenui e le varie mani pittoriche che si sono affiancate nella realizzazione di questi affreschi.
In fondo aveva ragione Maurizio Calvesi quando, a introduzione de I pittori di Sisto V di A. Zuccari, assimilav
Ora attendiamo notizie sorprendenti dalla pulizia che comprenderà i muri affrescati delle scalinate con scene a losanga, con forma e funzione di indicatore di scorrimento, quindi in ascesa nella centrale e in discesa in quelle laterali. Magari potremmo trasformare le ipotesi di attribuzione finora proposte in teorie più avanzate e supportate da una visione più nitida.
Questi piccoli brani, che non sono stati eseguiti che da personaggi minori sotto la guida dei due “capi”, Cesare Nebbia da Orvieto e Giovanni Guerra da Modena, rappresentano in fin dei conti una frazione della nostra storia, quella più segreta e aneddotica.