di Romina Ramaccini
Il 12 marzo, alla Gnam di Roma, ha aperto al pubblico la mostra “La Scultura Ceramica Contemporanea in Italia”, una retrospettiva che vuole essere sia omaggio a Leoncillo Leonardi, grande ceramista del dopoguerra e di cui ricorre quest’anno il centenario della morte, sia un excursus di come, negli ultimi decenni, questa arte sia andata diffondendosi e si sia staccata di dosso l’aggettivo, a torto attribuitogli, di arte minore, divenendo Scultura a tutti gli effetti.
La mostra, nata da un’idea di Nino Caruso (figura centrale della scultura ceramica contemporanea e di cui son presenti le opere), è curata, oltre che dall’artista italiano, da Maria Stella Margozzi e coinvolge sessanta artisti appartenenti a tre diverse generazioni.
Da sempre utilizzata per oggetti di uso quotidiano, è alla fine del XIX secolo, anche su impulso internazionale dello stile Liberty, che, in Italia, si iniziano a sperimentare nuovi modi di lavorare la ceramica, non più solamente collegati alle tecniche tradizionali ed alla classica forma del vaso ma, soprattutto grazie a Chini, Cambellotti e Baccarini, andando oltre, attraverso la sperimentazione di nuove forme che possano coinvolgere sempre di più il pensiero e la società contemporanea. È nel dopoguerra però, che avvengono le maggiori sperimentazioni e gli artisti, andando affondo alla materia, inseriscono nuovi elementi che vanno ad accordarsi con la ceramica fino a creare vere e proprie composizioni.
“Dall’assemblaggio al costruttivismo modulare, dalle forme primarie ai confini del minimalismo” (Luciano Marziano, Scultura ceramica contemporanea in Italia, introduzione al catalogo della mostra, Castelvecchi Editore, 2015), gli artisti di fama internazionale non rimangono indifferenti alle potenzialità che può offrire la ceramica ed agli esiti innovativi che possono ottenere con essa studiandone a fondo le varie possibilità espressive. Con Tullio Mazzotti di Albissola, tradizione ed innovazione troveranno, sotto l’impulso futurista, il giusto compromesso e Lucio Fontana, ad esempio, riuscirà a compenetrare le sue idee sullo spazialismo nella materia, dando vita alle sue “sfere” che ben si connetteranno con la realtà ambientale. Molti artisti, anche di discipline diverse, concretizzeranno le proprie idee nella scultura in ceramica ed in Italia si inizierà a dare maggiore importanza a questa arte attraverso esposizioni volte a far conoscere la ceramica non solo ad un ristretto gruppo elitario, bensì renderla fruibile a tutti.
Sebastian Matta, di cui fortunatamente Tarquinia offre molte testimonianze, costruisce “un mondo figurale a valenza archetipica” (Luciano Marziano, dal Saggio Le ragioni della ceramica) e nel paese dove si stabilisce fino alla sua morte, fonda “Etrusculundens”, un atelier dove i giovani possono rapportarsi alle varie discipline ma, soprattutto, con la manipolazione della ceramica. Tarquinia, dalle antichissime origini, terra madre della lavorazione in ceramica, offre ancora un mondo da scoprire che va oltre ai manufatti etruschi ed alla “pesante” tradizione che offusca gli artisti di oggi. Alla GNAM di Roma, infatti, grazie anche a Luciano Marziano che in loro ripone la propria stima, possono ammirarsi le opere di ben tre scultori tarquiniesi: Massimo Luccioli, Luigi Belli e Marco Ferri, diversi tra loro ma accomunati dal lungo studio e dalle molteplici sperimentazioni effettuate con la ceramica.
Nelle opere di Ferri convivono oggettualità e concettuale; l’artista, inoltre, riesce nella complessa impresa di rappresentare il tempo, un tempo che, con l’aiuto del fuoco, dà origini ad esiti inaspettati che spesso nemmeno l’artista riesce ad immaginare. Nelle sue parole, infatti, Ferri sottolinea proprio l’imprevedibilità del suo operato, fondamentale nella sua ricerca e motivo costante delle sue sperimentazioni che ogni volta volgono lo sguardo verso nuovi orizzonti. Così avviene anche in Fili di Ferri del 2010, opera minimalista dal profondo risvolto concettuale.
L’artista, con un passato da pittore, sottolinea il suo profondo amore per la ceramica, elemento primordiale ed indistr
Questa è senza ombra di dubbio una mostra
Già dall’inaugurazione c’è stato un enorme riscontro da parte del pubblico che, numeroso, è accorso alla GNAM per ammirare la “Scultura contemporanea” e soprattutto il suo evolversi nelle generazioni qui rappresentate. Da parte mia invece, come credo anche da parte di molti, vanno i più sinceri complimenti e migliori auguri ai nostri tre artisti presenti in un evento di così elevata importanza, oltre che ringraziamento per avermi insegnato un nuovo modo di vedere l’arte.
La mostra sarà visibile fino al 7 giugno 2015 alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e lasciarsela scappare sarebbe davvero una grave perdita personale. I contributi critici in catalogo sono di Luciano Marziano, Claudia Casali, Stefania Petrillo, Daniela Fonti, Giuliana Ericani, Mariastella Margozzi e Nino Caruso , mentre, il progetto d’allestimento è di Massimo Licoccia.