L’abbandono delle Saline: l’allarme di Gambetti

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Alessio Gambetti, consigliere PdL all’Università Agraria di Tarquinia.

Le Saline di Tarquinia devono essere un’occasione di sviluppo da sfruttare e da centrare, per la città di Tarquinia, non certamente da abbandonare, sia per i soldi pubblici spesi sia per il danno ambientale che si rischia di avere.

Sul fronte dei soldi pubblici spesi presso gli edifici storici siti alle Saline di Tarquinia, amaramente si deve segnalare il persistere dell’evidente spreco di denaro pubblico, ormai sotto gli occhi di tutti.
Se si vuole parlare di sviluppo in questa città, non capisco perché, in merito alle Saline di Tarquinia, nessuno prenda in seria considerazione un’opportunità purtroppo ancora oggi mancata.

Presso lo storico Borgo delle Saline, tra il 2004 ed il 2007, sono stati spesi milioni di euro per la realizzazione di un “eco albergo”, per un valore di circa 1.100.000,00 euro, ed inoltre un centro visite, una foresteria, un ristorante, un bar, sala convegni: il tutto finito e mai entrato in funzione.

Vedere tutto questo è ormai inaccettabile, a maggior ragione con una crisi economica, caratterizzata dalla mancanza di posti di lavoro e di un tasso di disoccupazione, che per la provincia di Viterbo, è stimato all’11,2%.

Era il 12 aprile 2009 quando segnalavo l’evidente spreco di investimenti realizzati e mai andati in funzione, presso il Borgo delle Saline, con triste costatazione, “ad oggi” che nulla è cambiato, o meglio qualcosa è già cambiato ma in negativo.

È ora di dire basta, non è più possibile stare a guardare tutto questo e non fare nulla, per uno dei luoghi più belli della Regione Lazio. Una storia, quella dello sviluppo e dei progetti presso il Borgo delle Saline, che trova la sua ragione, nonché il suo impulso, dalla “legge 3 gennaio 2000 n.2”, detta anche “legge Daga”, dell’allora assessore regionale Luigi Daga, recentemente scomparso, per la quale quindi dopo un lungo decennio, ciò che si è realizzato sta andando in rovina.

Anche dal fronte dell’erosione costiera, ad oggi nulla è cambiato e l’intera riserva naturale, nonché la splendida spiaggia, meta di migliaia di turisti e residenti, è ormai ridotta ad una sottile striscia di arenile. In tal senso, in questi giorni partirà una raccolta firme, per cui mi rendo promotore responsabile, per sensibilizzare le autorità regionali, Regione Lazio, Ardis Lazio, e Protezione Civile Regione Lazio, a che si realizzi al più presto l’intervento di ripascimento a difesa della spiaggia e della zona umida delle vasche salanti, oggi meta di decine di specie di uccelli.

La Salina di Tarquinia è un luogo del nostro territorio, che va tutelato, dalle alte potenzialità per implementare un “turismo sostenibile”: vedere ciò che sta accadendo non è né accettabile né pensabile, ed è ora che “le autorità competenti” intervengano prendendo seriamente una posizione, atta alla “risoluzione” di problemi andati fin troppo per le lunghe; ma il tutto, sempre, a vantaggio della nostra città.