Lettere al Direttore: “Ancora sul parcheggio del Voltone”

Marina Velka

Riceviamo dall’Ing. Giancarlo Mazzotta, a nome dei membri di Marina Velka, e pubblichiamo

Gentile redazione,
ringraziamo anticipatamente la redazione di questa testata giornalistica per aver dato voce reale a cittadini e Membri del Consorzio di Voltone Marina Velca, e l’autorevole Arch. Luigi Calandrini che ci dà l’opportunità di far chiarezza su quanto da noi segnalato nella nota inviata a diversi destinatari, tra cui ovviamente anche il Sindaco di Tarquinia, cercando spiegazioni e sicurezza da parte delle Istituzioni.

Vorremmo in primis soffermarci per onestà intellettuale sui presunti privilegi acquisiti che noi proprietari di seconde case abbiamo nei confronti della collettività, privilegi che forse l’Arch. Calandrini individua nel pagamento di quote consortili che mantengono protetto, pulito e sicuro il territorio tutto l’anno, o nel pagamento delle tasse comunali senza agevolazioni perché seconde case, o nei mutui che affrontiamo e paghiamo per questi privilegi. Questi sono al servizio del NOSTRO territorio e di TUTTI i turisti che ogni anno affollano i 21 km di spiagge che sono presenti nel comune di Tarquinia, nonché anche nel nostro consorzio usufruendo delle attività presenti in esso quali quelle alberghiere e ristorative. Noi ci consideriamo cittadini di Tarquinia, e non vacanzieri privi di voce in capitolo perché non residenti.

Quindi desideriamo richiamare l’attenzione riguardo la possibilità di fruire della spiaggia in sicurezza che, a seguito dell’ordinanza comunale, approvata in Giunta, pensata per fronteggiare la tremenda emergenza sanitaria che ha colpito tutti noi, nel corpo e nel portafogli come da lei giustamente scritto, è stata individuata un area di parcheggio adiacente a due zone abitative consortili e che dovrà ospitare 1850 postazioni disponibili, come da indicazione dell’applicazione del Comune, in circa 2 Km di spiaggia libera. Ne consegue, richiamando le normative per l’emergenza contro la diffusione del virus e ipotizzando un afflusso sia di turisti sia di cittadini abitanti nei consorzi nell’arenile antistante, che questi numeri così elevati possano NON riuscire a soddisfare e ad assicurare la distanza sociale richiesta dalle disposizioni ministeriali per il contenimento di tale virus trovandosi quindi nella reale potenzialità di creare importanti Cluster di infezione.

Partendo da questo assunto, non poco trascurabile per le nostre Istituzioni, ci ritroveremo anche ad effettuare una lotta all’ultima prenotazione creando un sicuro malcontento sia negli abituali frequentatori sia negli eventuali turisti per accaparrarsi un posto in spiaggia, con sicuri ed inevitabili disagi e delusioni da parte di tutti. E pensare che sarebbe potuto venire in aiuto utilizzare le restanti chilometriche spiagge libere della costa di Tarquinia o magari allontanare di poco tale area ipotizzata a parcheggio, così adiacente al centro abitato, per riuscire a garantire sia ai turisti sia ai cittadini un accesso al mare sicuro e una vera e propria e adeguata distanza sociale senza il pericolo di infezione.

Entrando nel merito della sua lettera e analizzando oltre la reale potenzialità di contagio di tale opera, anche gli aspetti legislativi, riteniamo che i suoi spunti siano stati determinanti nel osservare come, sperando però che non siano stati la stella polare di tale progetto da parte delle Istituzioni, l’interpretazione del D.P.R 31/2017, NON preveda all’interno della normativa, adeguatamente e meritevolmente sviscerata, la ben che minima enunciazione di costituzione temporanea di parcheggio, cosa che trova normative ben più solide e chiare, senza possibilità di fraintendimento nei testi Unici.

Queste normative ci portano a sottolineare come le 1850 postazioni e le dimensioni dell’area individuata, vadano a creare un parcheggio per quasi 500 AUTOVETTURE che a nostro umile avviso avrebbero un forte impatto ambientale, andando a recare non pochi danni al terreno e al paesaggio e non rientrerebbero nell’art. 149 Dlgs 42/2004, come lo stesso descrive.

Queste normative rigide, prendono in considerazione le emergenze che potrebbero verificarsi in un parcheggio con una capienza pari ad un centro commerciale delle nostre città, motivo per il quale ci stiamo spingendo a chiedere alle Istituzioni di competenza, e se occorrerà anche a quelle di grado superiore, delle rassicurazioni. L’accesso all’area individuata per la costituzione del parcheggio è garantito solo da una strada sterrata e stretta che non consentirebbe un passaggio agevole qualora si rendesse necessario l’intervento di mezzi di soccorso Medico e Antincendio. Queste possibili situazioni di emergenza possono degenerare in disastri ambientali e in incalcolabili danni ai centri abitativi senza poi sottovalutare la possibilità che il passaggio e la sosta continua delle auto sul terreno non infici le naturali capacità di permeabilità dell’area in oggetto.

Gli allagamenti, quindi, ci riconducono al Piano per l’Assetto Idrogeologico, enunciato anche dall’Arch. Calandrini, dove anche nella NON presenza di alcun tipo di opera e senza alcuna alterazione edilizia, l’art. 10 D.P.R. 380 /2001 nella lettera C definisce e identifica che per gli interventi che comportino mutamenti della destinazione d’uso debbano essere richieste le relative autorizzazioni alle autorità competenti, A.R.D.I.S. e Provincia Territoriale (Norme di Attuazione PAI, Art 8 lettera B). Esaminando quindi il terreno, identificato di proprietà dell’università Agraria, già assegnato da molti decenni e confermato da visure catastali (post delibera) ad uso pascolo e seminativo, si troverebbe in un cambio, se pur provvisorio, di destinazione d’uso in parcheggio auto, quindi disciplinato sempre dallo stesso regolamento PAI all’art.23 comma 2 lettera b, che identifica il cambio di destinazione d’uso e l’aumento di carico urbanistico NON consentiti nelle aree di tutela A1 e B1. In aggiunta vorremo menzionare come proprio il suddetto regolamento PAI nell’art.8 comma 3, identifichi i soggetti e gli immobili a rischio e, nuovamente all’art.23 comma 2 lettera k, riporti che le occupazioni temporanee NON debbano ridurre la capacità di portata del terreno e debbano essere autorizzate solo tramite autorità della Regione.

Speriamo di essere stati di aiuto e di aver chiarito la nostra posizione a lei Arch. Calandrini, ai tutti i lettori e alle possibili Istituzioni che potrebbero leggere fornendo informazioni utili e preziose per evitare che il mancato rispetto delle normative possa portare a implicazioni più gravi.

Siamo certi che l’opportunità offerta a noi e a lei di avere voce tramite codesta testata giornalistica possa, come da lei sottolineato, riportare il problema dentro i giusti canoni e offrire la possibilità di un dialogo mancato tra noi cittadini di Tarquinia e le autorità competenti, con la volontà di essere tutti al servizio della collettività più che mai in questo difficile periodo.

Grazie
Cordiali Saluti
A nome dei membri di Marina Velka
Ing. Giancarlo Mazzotta