Lettere al Direttore: “Ancora sulle chiusure di via Vecchia della Stazione e dell’Acquetta”

Riceviamo da Fabrizio Pesiri e pubblichiamo

Egregio Direttore,
vorrei condividere alcune considerazioni in merito alle strade pubbliche dell’Acquetta e di via Vecchia della Stazione che questa amministrazione ha deciso di chiudere creando gravi disagi alle persone della nostra cittadina. Chiusure che ad oggi risultano non essere supportate da alcun giustificato motivo e che limitano di fatto la libertà dei cittadini.

È inconcepibile che oggi una persona, residente in una delle suddette strade, per ricevere una semplice visita debba chiedere il “permesso” al comando di Polizia Locale tramite mail. Tutto ciò non è possibile, non lo possiamo e non ce lo possiamo più permettere. Rimanere indifferenti perché la cosa, oggi, non ci riguarda direttamente non è eticamente corretto e perché domani potrebbe toccare ad altri. I diritti vanno tutelati sempre e con forza se necessario senza sfociare mai nell’illegalità ma possiamo e dobbiamo farlo tutti insieme per la collettività.

Alcuni consiglieri dell’opposizione stanno raccogliendo le firme per l’indizione di un referendum consultivo per poter sensibilizzare l’amministrazione a rivedere le proprie scelte. Dispiace che tale iniziativa non sia stata condivisa da tutte le forze di opposizione vista la rilevanza e l’importanza dei quesiti della proposta referendaria. Perché quando una protesta riguarda un diritto comune come quello della libertà della circolazione su strade pubbliche, occorre andare oltre le regole politiche e di partito. Perché di politico in questo non c’è nulla, c’è solo il sacrosanto diritto di lottare, coesi, per riavere ciò che è nostro, di tutti!!!

A volte bisogna accantonare l’orgoglio, il protagonismo e i pregiudizi perché la libertà non è una merce di scambio. Chiudo citando una celebre frase che tutti più spesso dovremmo ricordare: “Sii sempre, in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo.” (cit. Sandro Pertini).