Lettere al Direttore: “E se Santa Maria in Castello fosse appartenuta all’Ordine dei Cavalieri Templari?”

Riceviamo e pubblichiamo da Fabio Viscarelli

Nonostante la soppressione, storicamente comprovata come cinica ed ingiusta, dell’accomodante papa francese in Regno di Francia Clemente V con la bolla “Vox in excelso” del 22 marzo 1312 e la pena all’oblio per damnatio memoriae contro l’Ordine dei Cavalieri Templari, riecheggiano dai secoli lontani l’opera e la memoria di questi impavidi frati guerrieri dalle più nobili virtù.

Dopo anni di studio, infatti, sono giunto alla conclusione che la misteriosa Chiesa di Santa Maria in Castello sarebbe riconducibile all’Ordine del Tempio assieme ad un complesso di edifici urbano intramurario (intramoenia) vasto, articolato e polifunzionale (con monastero, mensa, dormitorio, stalle, infermeria, la domus di papa Innocenzo III ecc.), centro direttivo ed organizzativo di quella che ben presto divenne, grazie a lasciti e donazioni ecclesiastici e cittadini, una enorme commenda templare di 730 ettari (come risulta da documenti storici e da uno studio dell’esimio storico dell’arte Prof. Giuliano Romalli “Corneto civitas pontificum. I Templari, il palazzo papale e il progetto politico di Innocenzo III. Carlo Tedeschi. Graffiti templari, scritture e simboli medievali in una tomba etrusca di Tarquinia. Ed.Viella 2012) che si estendeva dalle Saline, con la magione rurale agricola fortificata e la Chiesa di San Matteo apostolo ed evangelista, sino alla località di Monterozzi periferia estrema del libero e ribelle comune di Corneto rientrante nel “Patrimonium Sancti Petri in Tuscia”. L’altura dominante di Colle Castello, crocevia delle due importanti Vie Aurelia e Tuscanese di collegamento tra la costa tirrenica e la Via Francigena, la ricchezza delle terre fertili circostanti con l’abbondante portata di acqua di Fontana Nova, rendevano il luogo un naturale osservatorio difensivo verso il mare, poiché i musulmani erano ancora sbarcati nel 1120 portando saccheggi, morti e distruzione, nonché un motore produttivo, punto nevralgico e strategico contro i potenziali nemici della Chiesa di Roma, meta di servizi assistenziali spirituali e materiali per viandanti e pellegrini diretti in Terra Santa.

La Chiesa di Santa Maria in Castello è uno straordinario esempio di edilizia, logica costruttiva ed arte figurativa monastica templare. La sua stessa denominazione latina di “templum” (tempio), da una iscrizione su un ornato di un portale minore, al posto di ecclesia (chiesa), identifica l’edificio come dedicato al culto e alla devozione della Vergine Maria alla quale i Templari furono consacrati nella loro “Regola” dal monaco cistercense San Bernardo di Chiaravalle. Presenta simboli militari tipici di una chiesa caserma, croci patenti e tau declinati in forme e significati diversi, graffiti templari realizzati a graffio con spadino (un pugnale in dotazione di circa 45 cm) anche nella zona liturgica e sacra interdetta ai laici, lettere alchemiche iniziatiche, simboli mistico-esoterici con immagini zoomorfe, antropomorfe e fitomorfe anche di derivazione mitologico pagana, ebraica ed araba (conformemente alla loro idea cosmopolita, universale e totalizzante della conoscenza e della verità che abbraccia tutte le diverse culture e civiltà spazio tempo esistite ed esistenti poiché tutte egualmente degne di considerazione e tutela, anche in una chiesa, in quanto facenti parte dell’equilibrio armonico della perfezione del Creato, senza censura né condanna di alcuna), nonché una strabiliante pavimentazione musiva con raffigurazioni di geometria sacra policroma, semplice, composta e sovrapposta su cui si aprono finestre con grandi simboli templari sparsi (il Fiore della Vita, l’Esagramma, la Scacchiera ecc.) e rotae processionali che sembrano rincorrersi all’infinito davanti all’altare. Alcuni simboli sono straordinari, unici ed inediti, contestualizzati all’edificio e al luogo; altri, invece, sono ordinari e comuni alle chiese templari, prima tra tutte la Chiesa di San Bevignate a Perugia considerata per i suoi affreschi di importanza internazionale. L’alfabeto alchemico iniziatico ed oltre 120 simboli sono stati decodificati e classificati sino al ”grande messaggio finale” della chiesa,g razie ad uno studio durato tre anni con decine di sopralluoghi, ispezioni attente e minuziose. Vi è persino l’enigmatica “Testa di Bafometto” a cui furono attribuiti i più svariati significati, e la cui adulazione costituì uno dei principali capi d’accusa di eresia contro i Templari da parte dei loro carnefici dinanzi ai tribunali dell’Inquisizione in Europa. Questa splendida testa barbuta di pietra in bassorilievo, in particolar modo, ha una grande importanza archeologica dimostrando la falsità di quell’accusa e a pieno sostegno della tesi della storica vaticanista Dott.ssa Barbara Frale “I Templari e la sindone di Cristo ed.Il Mulino 2009”, poiché trattasi, con estrema evidenza inconfutabile, del volto di Cristo della Sacra Sindone (o mandylion cioè panno, fazzoletto quando il lenzuolo di lino non è disteso ma ripiegato lasciando in mostra solo il volto, secondo alcuni studiosi) da essi custodita e venerata in gran segreto dagli Alti Dignitari dell’Ordine per i suoi straordinari poteri miracolosi, la sua ineguagliabile, forte valenza iniziatica ed esorcistica di protezione contro il male e l’eresia. Essa rappresenta l’attimo iniziale della Resurrezione e raffigura la testa di un uomo alto di corporatura robusta e dai lunghi capelli (perfettamente analogo all’impronta anatomica, scientificamente stabilita, dell’uomo avvolto nel Sacro Sudario e che contrasta fortemente con l’iconografia classica medievale di un Cristo esile e di media statura) che cadono all’indietro disponendosi su di un letto di pietra (il letto del Santo Sepolcro a Gerusalemme) a forma di rombo equilatero sacro o quadrato del tempio celeste a 45°, lasciando scoperte le orecchie mentre il viso è avvolto da un’espressione di stupore, meraviglia, beatitudine, con gli occhi sgranati e la bocca cascante: sono gli occhi di un uomo che vede Dio… sono gli occhi del Figlio che vede il Padre. Ho ribattezzato questa testa “Il Cristo del Risveglio alla vita eterna”. Una Rosslyn italiana dove tutto è palesemente templare. Questo studio nasce da un interesse non commerciale o speculativo ma esclusivamente dettato dall’amore per la propria terra e dalla consapevolezza dell’importanza dell’inestimabile e meraviglioso patrimonio storico-artistico che deve ancora essere studiato, conservato e valorizzato nell’interesse dei tarquiniesi e delle generazioni future. Le chiese sono libri di pietra da leggere con l’umiltà della conoscenza e l’innocenza del fanciullo.

Fabio Viscarelli