Lettere al Direttore: “Fare un tampone è un’odissea!”

Riceviamo da Arianna Centini e pubblichiamo

Illustri Presidente Zingaretti, Assessore D’Amato, Direttrice Donetti, ho più volte sentito critiche di condotta in merito all’emergenza Covid-19 nei confronti degli italiani, ma ad oggi posso affermare che gli stessi stanno reagendo alle regole indicate dal governo in modo maturo e rigoroso, il vero problema di questa pandemia sono le autorità preposte che forse non sono messe in condizione poter soccorrere in modo efficace ed efficiente i loro cittadini.

Ho preso atto di racconti di altri genitori che hanno portato i propri figli a fare il tampone ed il più delle volte il primo tentativo è stato vano a causa di file chilometriche o di congestionamenti dei reparti, superficialmente ho creduto in primo momento che molte difficoltà fossero solo recriminazioni esagerate; invece no e mi scuso solo per averlo pensato.

Questo ripensamento scaturisce da una mia esperienza personale, quella di molti altri genitori e coetanei, dove, a Tarquinia, per far fare un tampone è un’incredibile odissea.

La mattina del 5 novembre verso le 8.30 mi sono recata presso il Drive in test per far fare il tampone a mia figlia in quanto aveva un po’ di febbre, tale decisione è stata da me presa preoccupata, a seguito della chiusura delle scuole, sarà per i troppi positivi? …anche se ufficialmente non è mai stato comunicato nulla. Subito ho notato con stupore che già la fila era più che consistente, non nego lo sconforto, mi sono resa conto che dopo circa mezz’ora delle auto presenti non si era mossa foglia, anzi, ne aumentava sempre di più il numero in coda. Ad un certo punto per caso passa un dottore al quale rivolgo la domanda del perché ci fosse così tanta gente e mi risponde che sono solo una parte dei prenotati in giornata e che se non avevo effettuato la prenotazione non avrei fatto nulla, in quanto, l’orario per eseguire i tamponi è dalle 9 alle 14, pertanto limitato anche per smaltire il numero delle prenotazioni effettive.

Ingenuamente allora dico, mi prenoto! Ma, con un mezzo sorriso quasi di compianto mi risponde, Signora non è così semplice qua non si prendono prenotazioni, l’iter è ben diverso: primo deve andare dal suo medico e/o pediatra farsi fare il certificato dematerializzato, poi con quello deve registrarsi sulla piattaforma Asl al seguente indirizzo: https://prenota-drive.regione.lazio.it/main/nome a quel punto, effettuta la registrazione alla piattaforma, inserisca poi il codice del certificato del dottore di base per la richiesta del tampone, i dati della tessera sanitaria e scelga nell’elenco il drive-in di Tarquinia. Lo guardo dicendo ok, e quanto devo venire? Risponde: se tutto va bene tra 10 giorni. A quel punto mi esce spontaneo: ma stiamo scherzando?! E la risposta: sfortunatamente no Signora, il solo consiglio che le posso dare si prenoti o senta il suo medico di base.

Torno a casa inizio la registrazione sul sito della Regione Lazio ma dopo circa 40 minuti mi rendo conto che l’impresa è apocalittica, pertanto torno dal medico di base e gli racconto l’accaduto. A quel punto mi consiglia di andare in una struttura privata che effettua tamponi, mi reco alla struttura privata (sempre con la bambina al seguito), dove mi rispondono, Signora ci dispiace ma dopo l’ultimo DPCM siamo obbligati a prendere la prenotazione la prima data disponibile è tra 6 giorni.

A quel punto torno a casa e sono le 12.30 sono qua, tra un mare si scartoffie e PIN, cercando di effettuare questa registrazione sul sito, noto che fattivamente non ho concluso nulla.

Scusate, Vi ho omesso che tra uno spostamento e l’altro ho effettuato non so quante telefonate per rintracciare il pediatra, chiamare altri ospedali limitrofi a Tarquinia ma nessuno può fare nulla prima di 8/10 giorni.

A questo punto mi domando, ma se tale esperienza fosse accaduta ad una persona anziana, disabile o non esperta nell’utilizzare i mezzi informatici che cosa avrebbero risolto, la riposta è semplice un bel nulla quanto me.

In modo accorato cari politici, Vi sto chiedendo più fattività, più collaborazione economica e logistica con gli Enti Territoriali e meno lungaggini burocratiche. È ora di finirla con parole e promesse bisogna passare a fatti tangibili.

Arianna Centini
una cittadina orgogliosa del suo paese