Lettere al Direttore: una riflessione di Sandro Vallesi sul lutto cittadino

Riceviamo da Sandro Vallesi e pubblichiamo

Caro Stefano, i fatti che sono succeduti alla morte di Roberto Meraviglia, mi hanno profondamente turbato e sollecitato a pormi alcune domande essenziali. Non voglio parlare di lui e della sua storia politica, voglio parlare della Città e del nostro modo di essere una Comunità di persone.

Io penso che gli esseri umani siano naturalmente portati a vivere insieme, dalla convivenza traggono felicità, conforto, senso. Solo in un secondo momento si danno leggi e regole di convivenza al fine di evitare che pochi malvagi e molti deboli possano trasformare la felicità in infelicità, il piacere di incontrarsi in paura e il senso in smarrimento. Per questa ragione, quando la legge condanna qualcuno alla reclusione, all’esilio, o all’esclusione, c’è già stato un vulnus alla convivenza e la misura punitiva non cancella la ferita inferta alla Comunità. Ciò che può rendere il ricorso alla legge una eccezione e non un sistema è un processo permanente di autodifesa dei fondamenti comunitari e una continua autoeducazione.

Per queste poche considerazioni considero diseducativo e disgregante la decisione di dichiarare il lutto cittadino da parte dell’Amministrazione comunale. Se ci si inchina ad onorare chi ha disonorato la Città, pur avendo ricevuto da essa grandi onori e le più alte cariche pubbliche, che messaggio si trasmette a coloro a cui chiediamo virtù cittadine e rispetto delle regole, cosa debbono pensare i tanti che ogni giorno si adoperano per contribuire al bene della loro Comunità, quale esempio trasmettiamo ai nostri figli?

Siamo tutti cattolici, credenti o meno, per cultura e per educazione, abbiamo inculcato in noi il principio del perdono, ma quel processo di indulgenza che passa attraverso la confessione e il sincero pentimento, è un fatto intimo e privato, non è pubblico e non impegna ogni singolo membro della Comunità. In questo non c’è durezza di cuore o spirito di vendetta, ma solo il dare il giusto valore alle cose e agli atti.

Sandro Vallesi