Màlgari Onnis Porrino, “Nei colori, l’anima”: una mostra al Forte Stella a Porto Ercole

Riceviamo e pubblichiamo

L’Associazione dei Sardi di Roma “Il Gremio” con il patrocinio del Comune di Monte Argentario presenta  la mostra a cura di Antonio E.M. Giordano, di Màlgari Onnis, pittrice e moglie del compositore sardo Ennio Porrino, che negli anni ’50 scelse, come luogo di ritiro e di studio, l’Argentario al quale dedicò il “Concerto dell’Argentarola” per chitarra e orchestra. Dopo la prematura scomparsa del musicista (1959), l’Argentario continuò a essere fonte d’ispirazione anche per la consorte Màlgari, che da allora vi ha trascorso tutte le sue estati.

Pittrice, scenografa e costumista, Màlgari Onnis nasce nel 1935 a Roma dove si forma, negli anni ’50, al Liceo Artistico di Roma sotto la guida di Walter Lazzaro ed Emilio Greco, poi all’Accademia di Belle Arti con Roberto Melli e Franco Gentilini.

Espone in varie mostre collettive e personali, in particolare nel 1972 alla galleria La porta d’oro di Cagliari, nel 1984 alla Galleria Italarte di Roma e Il colore di Cagliari, nel 1994 al Forte Spagnolo dell’Aquila (nel cui Museo Nazionale d’Abruzzo sono alcune sue opere). Come scenografa e costumista, lavora in teatri italiani ed esteri: Teatro dell’Opera e Teatro Valle di Roma, San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Cagliari, Gran Teatro del Liceo di Barcellona, Teatro dell’Opera di Klagenfurt e altri teatri romani nel campo della lirica e della prosa. Nel 2001 scrive l’autobiografia Ricordaramando.

Hanno scritto di Màlgari noti critici d’arte, docenti universitari e dell’Accademia di Belle Arti, scrittori e poeti: Valerio Mariani, Michele Biancale, Luigi Tallarico, Luciano Luisi, Emilio Greco, Valerio Rivosecchi.  Nei suoi ritratti descrive con mirabile icastica, creando una pittura d’istinto spontanea ma al contempo colta, dominando la tela con una tecnica raffinata, che costruisce con mano sicura un impianto saldo quasi cézanniano di colore ad olio steso a pennello con effetto spatola. Aldilà di ogni sapienza pittorica, comunque, indubbiamente la massima qualità dell’artista è costituita dalla capacità di penetrazione psicologica nel modello ritratto e nella conseguente restituzione della personalità nelle poliedriche sfaccettature dei suoi stati d’animo.  In tal senso è possibile leggere i suoi intensi ed espressivi ritratti di protagonisti del mondo dello spettacolo, della cultura e della società contemporanea: Eduardo De Filippo, Anna Magnani, Alberto Moravia, Maria Callas, Angelo Branduardi, Franco Battiato, Anna Proclemer, Irene Papas, Pablo Picasso, Giovanni Paolo II, soltanto per citarne alcuni. Nonostante essi siano effigiati in atteggiamenti di posa, talvolta eloquentemente teatrali, Màlgari riesce a cogliere con grande sensibilità, andando oltre la forte personalità del personaggio pubblico, la fragilità dello sguardo per svelarla al fruitore e, quale maschera nuda, in chiave pirandelliana, rispecchiarne i travagli dell’anima.

La pacata e costante lucidità di Màlgari nell’analisi della realtà e nella sintesi plastica, con una solare e a tratti abbacinante preziosità cromatica, è esemplificata negli evocativi paesaggi, souvenir di viaggi nel Grande Nord europeo. Come la serie dei groenlandesi Iceberg, nella quale la valenza lirica non è disgiunta da una musicalità coloristica di contrappunti luministici; riflette però anche – come prova l’assenza della figura umana – la personalità dell’artista, a suo agio nella solitaria meditazione speculativa durante l’operazione della creatività artistica, attraverso i suoi occhi cerulei, verso l’idea platonica della Verità e della Bellezza.