Nella reggia di Torino Raffaello si dedica alle arti applicate

di Francesco Rotatori

raffaello_visione-di-ezechiele_3La bellissima reggia di Venaria, che ha subito enormi interventi di restauro tali da riportare il complesso a quello splendore quale l’aveva progettato l’architetto Amedeo di Castellamonte (con le aggiunte di opere di valenti artisti come Olivero, Cignaroli e lo stuccatore Somazzi), si predispone a essere un eccellente polo espositivo oltre che museale: da diversi anni oramai all’abituale percorso guidato si accostano mostre indipendenti che spiccano all’interno della fascinosa costruzione.

Dal 26 settembre le Sale delle Arti al II piano sono occupate da una retrospettiva dedicata a Raffaello, la prima di questa stagione: RAFFAELLO-IL SOLE DELLE ARTI, la quale presenta tuttavia ben pochi capolavori del Maestro.

L’obiettivo dell’esibizione (che rimarrà fino al 24 gennaio 2016 nelle stanze reali) non è infatti l’operato pittorico del singolo Sanzio, quanto l’influenza che questo abbia avuto nelle arti residue, minori, quelle definite appunto “applicate”: accanto dunque alla Visione di Ezechiele (1518 circa) o alla Madonna del Granduca (1504 circa), entrambe dalla Galleria Palatina di Firenze, l’attenzione si concentra su cristalli, intagli, vetri, smalti, arazzi.

Raffaello, vero sole per tutte le arti, maggiori o minori che fossero, si adoperava all’interno di una bottega che operava più come una cancelleria, organizzata com’era, che come una scuola quale la si intendeva sull’esempio dell’esperienza quattrocentesca (è stato John Shaerman nel suo saggio The Organization of Raphael’s Workshop del 1983 a sottolinearne l’originalità assoluta): di qui la necessità che numerose invenzioni si evolvessero in svariati campi di interesse. Primo fra tutti la grafica d’arte, affidata all’incisore emiliano Marcantonio Raimondi, cui si deve la traduzione calcografica di disegni unici destinati esplicitamente all’esecuzione a bulino.

raffaello_sanzio_torinoMa qui lo sguardo di maggior presa è rivolto non alla grafica, quanto alla ceramica e alle maioliche (si guardi al Bacile raffigurante il Trionfo di Galatea da Arezzo, ripreso ovviamente dall’affresco raffaellesco in Villa Farnesina a Roma) e soprattutto, fulcro e punta di diamante dell’esibizione, alla realizzazione degli arazzi per la Cappella Sistina, la quale non avvenne sotto il diretto controllo della bottega romana. Difatti, la cerchia del Santi provvedeva esclusivamente a eseguire, in perfetta scala, i cartoni dipinti sulla base dei quali i tessitori delle Fiandre avrebbero realizzato (a rovescio, come nella stampa) la trama del tappeto. Si tratta di pezzi gelosamente custoditi nella Pinacoteca Vaticana e che eccezionalmente sono giunti a Torino, insieme a espressioni d’arte applicata provenienti da Vienna, da Londra, da Dresda e notevolmente da Pesaro, Faenza, Napoli, Urbino, Brescia e Firenze, la quale conta dalla sua ben quattro musei impegnati nei prestiti (gli Uffizi, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, il Museo Nazionale del Bargello e il Palazzo Corsini).

Il costo del biglietto di ingresso è leggermente sopra la media, come occorre ricordare che anche l’accesso alla “sola” Venaria sia abbastanza alto. Tuttavia in occasione del proprio compleanno la reggia concede l’accesso gratuito al cittadino venariese che compie gli anni e a un eventuale accompagnatore.