Operazione “Riccio di mare 5”: la Finanza ferma due pescatori di frodo con oltre 2.000 ricci di mare

Riceviamo dalla Guardia di Finanza e pubblichiamo

Nuovo sequestro di ricci di mare da parte delle Fiamme Gialle della Stazione Navale di Civitavecchia, impegnate
nell’azione di monitoraggio costiero predisposto dal Reparto Operativo Aeronavale di Civitavecchia su tutto il
litorale laziale. I controlli di Polizia Economico Finanziaria, volti a contrastare i traffici illeciti via mare ed il
bracconaggio ittico, confermano il forte interesse dei pescatori di frodo per gli echinodermi.

Le attività di polizia sul litorale di Santa Marinella (RM), hanno consentito ai militari operanti di sorprendere,
nella notte del 19 novembre u.s., due pescatori di frodo della Provincia di Bari mentre si apprestavano a
raggiungere la riva dopo aver fatto razzia di ricci di mare.

Per i due, tra l’altro già resisi protagonisti della stessa condotta a febbraio scorso, è scattato il sequestro di oltre
2.000 esemplari di riccio di mare e di tutta l’attrezzatura da pesca utilizzata, oltre ad un verbale di € 12.000,00
ciascuno.

Tutti i ricci di mare sequestrati sono stati immediatamente rigettati, così da tutelarne la sopravvivenza e garantire
il ripopolamento dei fondali. L’importante compito affidato a questi piccoli animali marini è quello di tutelare
l’equilibrio dell’ecosistema marino, essendo dei “biorimediatori naturali”, assicura un’azione di “filtraggio”
dell’acqua di mare. Per tale ragione la loro pesca è contingentata (1.000 esemplari al giorno per i pescatori
professionali e solo 50 per gli sportivi) e addirittura sospesa in determinati mesi dell’anno.

La continua domanda del mercato fa sì che, accanto ai pescatori professionali autorizzati, vi sia un vero e proprio
esercito di abusivi che, attirati dagli importanti guadagni (circa 1 Euro per ciascun esemplare di riccio di mare) e
incuranti delle conseguenze ambientali delle loro condotte, attuano una vera e propria razzia incontrollata dei
fondali marini, che ne sta progressivamente causando una vera e propria “desertificazione”.

È per tali motivi che la pesca di frodo impatta negativamente sull’ambiente marino, oltre che ad incidere sulla
leale concorrenza della filiera ittica, alterandone le regole e danneggiando gli onesti operatori del settore, poiché
va ad alimentare il circuito del mercato illegale e dell’evasione fiscale. Da qui il fondamentale ruolo della
Guardia di Finanza nel contrasto del bracconaggio ittico, svolto a tutela della biodiversità marina e a garanzia
dell’economia legale, nell’interesse del libero mercato ed a favore dei cittadini.