Parigi e il cinema: le diverse storie di due bistrot molto “cinematografici” della capitale

Dalla sua creazione nel 1903, il Bistrot La Renaissance – al 112 di rue Championnet, a Parigi – è invecchiato bene: pareti ingiallite e patinate dal fumo di sigaretta, quadri screpolati, finestre appannate… Un luogo che profuma ancora di anni ’30, con il suo stile Art Déco, i suoi colonnati barocchi e i suoi affreschi paesaggistici .

Non c’è da stupirsi quindi che abbia attirato l’attenzione dei più grandi registi come Claude Zidi (Les Ripoux) o Quentin Tarantino (Bastardi senza gloria) per fare da sfondo a più di venti film.

Oltre a Zidi e Tarantino, infatti, Michel Deville piazzò lì la sua macchina da presa nel 1974 per Le Mouton Enragé, così come Claude Chabrol per Le Sang des Autres nel 1984. Claude Miller, Alexandre Jardin, Pierre Salvadori sono solo alcuni degli altri nomi da aggiungere alla lista dei registi che hanno scelto questo bistrot come ambientazione per le scene dei loro film. Ovviamente, e di conseguenza, c’è una lista di grandi attori che hanno improvvisamente varcato le porte de La Renaissance: Romy Schneider, Jean-Louis Trintignant, Jane Birkin, Jean-Pierre Cassel, Philippe Noiret, Sophie Marceau, Daniel Auteuil…

Eppure è un locale piuttosto semplice e non sono in molti a essere consapevoli delle sue “avventure” cinematografiche. Il segreto è ben custodito dietro le tende di pizzo, che sono state posate anche per Bastardi senza gloria e che, da allora, rimangono lì a ricordare la famosa scena in cui Mélanie Laurent viene sedotta da Daniel Bruhl.

Ben diverso il caso di un altro locale di Parigi legato al cinema: parliamo del Café des 2 Moulins, café-brasserie al 15 di Rue Lepic reso celebre da “Il favoloso mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet, la cui protagonista, la giovane Amélie Poulain, lavora come cameriera presso questo locale.

Lontano dall’avere una “storia” cinematografica ricca come quella de La Renaissance, il café è diventato un’icona e una vera e propria meta turistica dopo che il film con Audrey Tautou è diventato un cult. Addirittura, il locale di Pigalle, che prende il nome dai vicini Moulin-Rouge e al Moulin de La Galette, era a un passo dalla chiusura quando il regista chiese ed ottenne il permesso per utilizzarlo come ambientazione per il suo film ed effettuarvi le riprese necessarie. Scelta che, alla luce dei fatti, ha cambiato il destino di un locale ora al centro delle attenzioni di tanti turisti.