Politica a Tarquinia, Mazzola: “Il PD deve ricostruire, partendo da epurati ed alleanze: e il segretario dovrebbe dimettersi”

“Sono rimasto in silenzio per qualche giorno, per ascoltare le riflessioni dei cittadini e leggere i comunicati stampa, in particolare quelli del Partito Democratico. Ma credo oggi si possa fare un’analisi chiara del voto nazionale e regionale”: l’ex sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, dopo la candidatura alle regionali (secondo per preferenze cittadine dietro all’eletta Silvia Blasi, e secondo nel collegio della Lista Civica Zingaretti, che nel viterbese non è stata comunque premiata con il seggio) torna a parlare. Ed al centro delle sue dichiarazioni, il Partito Democratico, con il quale prosegue il batti e ribatti a distanza iniziato nel mese di campagna elettorale.

“Per quanto la segreteria si attribuisca un contributo importante nell’elezione di Panunzi – continua Mazzola – se consideriamo che si è speso pubblicamente tutto il direttivo e che è stata messa in moto una macchina elettorale che ha portato qui persino Zingaretti, penso sia evidente che quello del PD di Tarquinia sia un risultato scarso. E dopo questa perdita di percentuali, dopo non esser riuscito a presentare nemmeno la lista all’Università Agraria, credo che il segretario locale non dovrebbe far altro che dimettersi”.

Un segretario, Armando Palmini, contro il quale Mazzola più volte si era scagliato in campagna elettorale. “Ci sono cose che vanno chiarite una volta per tutte: – continua – a propormi la candidatura nella lista Zingaretti sono stati, a Roma, il presidente stesso assieme al suo vice, Smeriglio: e di certo non per andare contro al PD, ma per raccogliere voti anche trasversali. Ed il mio 7%, anche tenendo conto dei risultati del PD regionale e nazionale, è fatto di molti voti trasversali: un fattore che ha aiutato nel vincere di nuovo la Regione Lazio, prima riconferma di un presidente uscente dal dopoguerra a oggi. In molti non lo hanno capito, all’interno del PD, anche gente che assieme a me è stata assessore, presidente del consiglio o presidente all’Università Agraria, ce l’hanno messa tutta per provare a farmi fare una figuraccia ma, come dimostrano i numeri, un ormai libero cittadino, che davano per bocciato, ha ottenuto 418 preferenze contro le 294 di un intero direttivo a sostegno di un consigliere uscente. Alla fine, chi pensava fossi finito è stato smentito: forse hanno sbagliato nel ritenere perdente chi, nelle campagne elettorali per le comunali, è semplicemente corretto e evita la caccia alle preferenze in guerra con i compagni di lista”.

“Ora bisogna ricostruire, azzerare tutto e ripartire. – le parole di Mazzola – Ma se in questi mesi non si è voluto tener conto della condivisione e dell’esperienza, credo ora sia evidente a tutti che il partito non deve essere di un gruppetto, ma deve ricompattare, ricostruire un dialogo anche con gli allontanati e fare alleanze: sia con i “cugini” più a sinistra, sia con forze di centro. Negli ultimi tempi si è fatto politica più con la pancia che con la testa. Nessuno mi toglie dalla testa, ad esempio, che il mio allontanamento dipenda da due fattori, che partono da Viterbo: in primis, la mia opposizione al tracciato verde della Trasversale; quindi l’idea politica per cui, a Tarquinia, dopo oltre dieci anni di marca PD tra Comune e Agraria, fosse giunto il tempo dell’alternanza, del lasciare spazio agli alleati politici”.

“Il segretario dice che sono fuori dal PD? Può dire quello che vuole, ma intanto pensi a dimettersi: – continua l’ex sindaco – il segretario di federazione dice altro, cioè che nel 2017 ero tesserato e siamo in attesa del tesseramento 2018. In vista del quale, è certo, farò dei ragionamenti: se il PD è quello degli ultimi mesi, farò scelte diverse, ma se il partito cambia resto volentieri per costruire qualcosa tutti assieme. Se, però, questo PD non cambia, non può essere il mio partito”.

“Voglio ringraziare gli amici che ho avuto vicino in questa campagna elettorale, – conclude Mazzola – fatta tutta con risorse personali e con il sostegno di un gruppo di amici che mi ha aiutato qui e in provincia. Certo, la sfida con una macchina da guerra elettorale con grandi risorse era difficile, ma è stata grande la soddisfazione per il mio risultato e per aver contribuito alla vittoria di Zingaretti. E magari, con l’unione di tutti, avremmo raschiato ancora più voti trasversali, invece di andare solo a caccia della preferenza dell’amico”.