Regionali, Pecorilli (PCI) su concessioni ed economia balneare

Riceviamo dal PCI e pubblichiamo

Anche nei giorni successivi all’iniziativa che il PCI e La Lista comunista a sostegno di Sonia Pecorilli presidente avevano svolto a Tarquinia, continua l’interlocuzione sui vari temi della vita sociale ed economica del territorio viterbese. In particolare la candidata comunista è stata interpellata circa la questione dei siti balneari e della loro gestione.

“Come per altre attività – ha dichiarato la candidata comunista – anche in questo caso, il nostro Paese, la nostra regione e quindi il territorio viterbese, subisce le conseguenze di una Europa pensata per i mercati finanziari e per le politiche neoliberiste che per forza di cose, fanno soccombere le attività a gestione familiare e comunque piccole, a favore di aggregazioni economiche aggressive. Non solo, per la vicenda della Bolkestein a partire dal 1 gennaio 2024, le concessioni demaniali in essere verranno, per così dire, “annullate” indipendentemente che vi sia o meno un soggetto subentrante nella concessione. Il Governo di fronte alla scadenza del 1 gennaio 2024 quando dovrebbe subentrare una nuova regolamentazione avrebbe già dovuto indicare un percorso, proposte. Invece nulla. – continua Sonia Pecorilli – quindi, al 1 gennaio 2024, le concessioni verranno ri-attribuite a seguito dell’espletamento di procedure di gara cui potranno partecipare anche gli attuali concessionari, ferma restando la possibilità che quello stabilimento che hanno curato magari per decenni venga dato in concessione a qualche altro partecipante. Gli addetti, sia gestori che dipendenti, in mancanza di una riforma di settore per le concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo per 15 anni, quindi fino al 1° gennaio 2034 come era richiesto dagli attuali operatori non hanno risposte. Nè di legge, nè di indirizzi. Questo- conclude la candidata comunista -condanna alla precarietà un’altro pezzo di attività economica del nostro Paese. E’ grave. Noi siamo solidali con gestori e lavoratori, poichè le Regioni non hanno in materia forza di intervento diretto legislativo, ci impegnamo comunque, sia nel caso di una nostra presenza nell’istituzione regione che anche fuori con giuste forme di lotta che saranno adottate dagli operatori a gestione familiare o comunque piccoli.”.