Saline, le strutture nel degrado più totale: le foto dello scempio

di Stefano Tienforti

Per quanto le foto possano provare a rendere bene l’idea, non riusciranno mai a trasmettere del tutto la sensazione che si ha nello scoprire la vergognosa situazione di abbandono e degrado in cui versano le strutture delle Saline di Tarquinia, pochi anni fa ristrutturate e, da allora, mai utilizzate.

Perché quella percezione sia del tutto realistica ed efficace, bisognerebbe infatti riportare il cattivo odore che subito infastidisce quando si mette piede dentro l’Ecoalbergo; o la sensazione che si ha – tra il mobilio, le lampade ed i materassi ancora imballati – nel camminare dentro una struttura fantasma. O ancora l’imbarazzo e lo sconcerto che si provano nel tentare di aprire la porta del secondo piano della foresteria (eppure dall’esterno sembra un luogo così piacevole) e scoprire che il luogo è inaccessibile, perché il corridoio che porta alle stanze è occupato da uno strato vergognosamente spesso di deiezioni di piccioni ed animali morti.

Prender parte, assieme al collega Fabrizio Ercolani (sono sue alcune delle foto in coda all’articolo, ndr), al sopralluogo del consigliere Cesare Celletti nelle strutture delle Saline che beneficiarono dei finanziamenti europei – circa un milione di euro la spesa totale per quelle opere – è come partecipare a uno dei paradossali servizi che han reso celebre Striscia la Notizia: corridoi deserti, un’intera cucina quasi immacolata (all’interno di un centro visite che, comunque, almeno qualche volta ha trovato un’utilizzazione), oggetti, mobili e sanitari tanto nuovi da essere ancora avvolti dal cellophane. Cartoline di un clamoroso sperpero di denaro pubblico, cui s’aggiunge il rimpianto per un’occasione turistica ed occupazione che ancora Tarquinia non ha potuto o saputo sfruttare.

Il tutto mentre, a tutt’oggi, nulla si comprende sul futuro dell’area: dopo la cessazione, nel 1997, della produzione del sale e, successivamente, il passaggio della proprietà delle Saline dal Monopolio all’Agenzia del Demanio, quest’ultima nel febbraio del 2003 consegnò in via provvisoria al Comune di Tarquinia il complesso immobiliare, perché fosse destinato al progetto di riqualificazione ambientale e recupero noto come Life02Nat/IT/8523. Una concessione che il successivo decreto datato 21 ottobre 2003 stabilisce come quinquennale, ma che, nei fatti, non è mai stata sottoscritta: da qui i dubbi e le incertezze su quali fossero, dal 2008 in poi, le competenze comunali sulle Saline. Perplessità per le quali piazza Matteotti ha più volte sollecitato il Demanio, anche sottolineando il rischio di degrado delle strutture, senza che però si trovasse una soluzione.

Sino al 10 maggio scorso, quando dalla Filiale Lazio dell’Agenzia del Demanio è giunta una proposta di concessione che, però, non ha convinto il Comune: l’ultimo consiglio comunale ha deciso di provare a riaprire un tavolo con il Demanio per formulare un accordo più consono alle esigenze di tutti. Ma i tempi stringono, e non per motivi burocratici: al di là della ricerca delle responsabilità o dei tira e molla politici, le condizioni di quegli stabili esigono una soluzione rapida ed efficace della vicenda.