Riceviamo e pubblichiamo
Cenni sul sito e le attività di scavo:
Gravisca (lat. Graviscae) Antico porto di Tarquinia e della medievale Corneto, noto con il nome di Porto Clementino. L’abitato etrusco (6°-3° sec. a.C.) aveva un’ampiezza molto maggiore della colonia romana a esso succeduta nel 2° sec. a.C. Nella parte non interessata da strutture romane sono state scoperte strutture di tipo emporico e un santuario greco (testimonianza della presenza di mercanti e forse di artigiani greci nel cuore dell’Etruria), con quattro fasi di vita principali dal 600 al 250 a.C.: i culti più sicuramente attestati sono quelli di Afrodite, Era, Demetra e Apollo. Notevoli i ritrovamenti di ceramiche di alta qualità, bronzi e avori; numerose le lucerne greche.
Dagli anni ’70 c.a. l’area archeologica di Gravisca, al porto Clementino, a Tarquinia Lido, regala incredibili sorprese. Il professor Mario Torelli, luminare dell’archeologia etrusca, sin dalla fine degli anni ’60 ha lavorato in questi luoghi, portando alla luce decine e decine di tesori etruschi e greci. L’ultima scoperta sul sito, risale a due anni fa (2013) ed è stata fatta durante la campagna di scavo condotta dal prof. Lucio Fiorini (ex collaboratore di Torelli) dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale. Sono state allora rinvenute all’interno del sacello dedicato a Demetra due straordinarie statuette femminili in bronzo di offerente, un thymiaterion, pure in bronzo, e il coperchio di una pisside in avorio con la raffigurazione di una sirena. Le due statuette si datano al V e al IV secolo a.C.. I manufatti raccontano gli ultimi drammatici momenti della vita del santuario emporico nel 281 a.C., quando, temendo per l’imminente arrivo dell’esercito romano, gli ultimi devoti seppellirono, per proteggerli dalla distruzione, tutti gli ex-voto più preziosi, salvaguardando la memoria della secolare devozione che aveva fino ad allora animato l’area sacra di Gravisca.