Tarquinia, il Comune, l’Agraria: giorni delicati per la politica, per i due leader è tempo di mostrare il carattere

(s.t.) La storia politica tarquiniese è ricca di esempi in cui – per effettiva pressione o solo per il timore paventato da qualcuno dei protagonisti – si parla della pesante ombra delle dinamiche politiche del Comune di Tarquinia sulla gestione dell’Università Agraria della città etrusca, e sulla vicenda si potrebbero scrivere interi capitoli di storia, con faticose ricerche di equilibri a piazza Matteotti finite per gravare sulle spalle – e le scelte – di via Garibaldi.

Stavolta, però, potrebbe in effetti verificarsi il caso opposto, perché quanto sta accadendo in seno all’ente guidato da Sergio Borzacchi rischia di finire per creare qualche tensione di troppo anche a quello condotto da Pietro Mencarini.

Tutto nasce, nel surreale clima pre-elettorale in cui la coalizione di centrodestra – pressochè certa di vincere, tanto che alla fine nessun altro ha presentato candidature – si è avvicinata al voto di dicembre, raccogliendo tra le proprie forze, in particolare tra le fila di Idea Sviluppo, personaggi in precedenza legate ad altre forze politiche e poi riavvicinatesi alla coalizione. Tra questi Guarisco, non già il padre Giovanni ma il figlio Marco, finito appunto in lista nonostante più di qualche broncio da parte degli amministratori comunali, sindaco in primis.

Trascorse le elezioni “a lista unica” e avviata la nuova amministrazione Borzacchi, si arriva alla situazione di oggi, naturalmente anche essa in parte paradossale. Stante, infatti, l’accordo pre-elettorale che prevedeva la dimissioni da consigliere di chi fosse nominato assessore, a sei mesi dal voto ci sono membri della giunta che mantengono la doppia carica. Ma se Rinnova non crea problemi per la situazione di Alberto Tosoni, da mesi ormai Idea Sviluppo preme invece per le dimissioni proprio di Guarisco, diventate un caso.

Lui, infatti, prima ribalta la questione, annunciando sì le proprie dimissioni, ma da assessore e non da consigliere; poi non le ratifica, restando quindi in carica in entrambi i ruoli e mandando su tutte le furie i suoi vicini di scranno. I quali prima scrivono invano al presidente, chiedendo invano la cacciata di Guarisco da assessore, ed ora rilanciano con la richiesta di convocazione di un consiglio straordinario per chiederne la sfiducia. Un documento firmato in blocco dai consiglieri Maurizio Leoncelli, Marcello Maneschi, Valentina Eusepi, Roberto Massi e Alessandro Sacripanti, oltre il quinto necessario – secondo l’articolo 16 dell’ente – per spingere il presidente del consiglio alla convocazione dell’assise.

Ora, quindi, la palla passa nelle mani di Alessandro Guiducci, presidente del consiglio in quota Rinnova, già finito nell’occhio del ciclone – dopo l’articolo del Corriere di Viterbo dei giorni scorsi – per la gestione quantomeno discutibile della pubblicità della convocazione della precedente assise, anche in relazione alle disposizioni statutarie, svoltasi di fatto all’insaputa dei cittadini. Stando alle norme, entro fine mese la vicenda dovrebbe approdare in consiglio: e c’è curiosità, eventualmente, per comprendere come si muoverà il consiglio in quell’occasione.

Chi, infatti, sfiducerebbe Guarisco, oltre ai firmatari? Che scelta compiranno le altre forze di coalizione, e lo stesso presidente? Perché, se la coalizione dovesse essere compatta sulla sfiducia, resterebbe da chiedersi perché semplicemente Borzacchi non abbia revocato la nomina di Guarisco, senza arrivare addirittura in consiglio. Insomma, di nuovo equilibri e rapporti tra forze politiche, le stesse che tra turbolenze e diffidenze più o meno latenti condividono l’amministrazione comunale: potrà, la vicenda, minare i percorsi delle alleanze che hanno portato alle vittorie elettorali?

Probabilmente no, ma queste difficoltà nei rapporti interni, spesso peraltro discusse in pubblica piazza – intesa naturalmente come ribalta mediatica -, non giovano certo alla stabilità. Ora spetta ai due leader – Sindaco e Presidente, in rigoroso ordine cronologico di elezione – provare di saper guidare le rispettive navi fuori dalla tempesta, dimostrando come il loro ruolo sia, come prospettato in campagna elettorale, quello di uomini della società civile alla guida di una colazione politica, e non in balia delle turbolenze di chi, stretto nella coalizione, scalpita.