Tarquinia, il day after delle dimissioni: tra voci, reazioni, gossip ed il silenzio della maggioranza

di Fabrizio Ercolani

Comune di Tarquinia palazzo comunale torre orologio campanoneIl giorno dopo l’ufficialità delle dimissioni del Sindaco Pietro Mencarini è il giorno delle reazioni. In mattinata era iniziata a circolare la voce delle dimissioni del Presidente del Consiglio Arrigo Bergonzini, ipotesi categoricamente smentita dallo stesso Bergonzini che indica giovedì 13 settembre come possibile data per la convocazione del consiglio con argomento la ratifica delle dimissioni del Sindaco

Dalle voci alle reazioni. C’è chi, come il consigliere Bacciardi, sceglie la via del silenzio nel rispetto della decisione del primo cittadino e chi, come il Partito Democratico, quella dell’attacco frontale commentando così la notizia: “Dietro la faccia di un uomo nuovo solo vecchi falchi e giovani arrembanti”.

Ancora più dura Areasx che sottolinea come “dalla farsa si è passati al dramma” evidenziando come “il totale fallimento è stato in primis la totale inconcludenza nell’azione amministrativa”. C’è chi come l’ex Sindaco Mauro Mazzola lancia una provocazione: “Si raccolgano le firme e il consiglio chiuda subito l’amministrazione, senza attendere venti giorni”, e chi come il consigliere Gianni Moscherini parla “di un Sindaco ostaggio dei giochi di interesse di alcune famiglie tarquiniesi”.

C’è invece chi da giorni si è trincerato dietro un silenzio tombale. Si tratta delle tre forze che sino a domenica hanno sostenuto, con alti e bassi, l’azione amministrativa di Mencarini. Nello specifico: Rinnova facente capo a Manuel Catini, Idea Sviluppo con punto di riferimento Pietro Serafini e la lista facente capo direttamente al Sindaco. A questi tre gruppi il Sindaco Pietro Mencarini ha dato la responsabilità delle dimissioni, nessuno escluso, arrivando addirittura a parlare di “Un’amministrazione la cui maggioranza è continuamente fatta ostaggio dalle volubili volontà di gruppi di consiglieri che, su determinati argomenti, si sono aggregati per contestare la linea adottata dalla maggioranza medesima”.

Un’accusa dura, grave e senza appello, un sigillo quasi sulla politica del rinnovamento sbandierata sin dall’inizio della campagna elettorale. Possibile un ripensamento? Difficile se non impossibile anche se nella nota ufficiale non si legge da nessuna parte la dicitura: dimissioni irrevocabili. Un rincorrersi frenetico di voci, alcune delle quali entrano nel gossip. Secondo alcune fonti il Sindaco per tornare sui propri passi avrebbe posto una condizione che sembra insormontabile: le dimissioni da consiglieri di almeno tre esponenti della maggioranza, i cui nomi secondo alcuni potrebbero essere Arrigo Bergonzini, Maurizio Perinu e Paola Monti. In alternativa le dimissioni dei due leader Manuel Catini e Pietro Serafini. Richieste per un verso o per l’altro difficilmente esaudibili. Difficile prevedere gli scenari, tutti hanno paura a rompere il silenzio, un silenzio che se protratto però avvalora la tesi del sindaco.

Qualcuno dovrà prima o poi dare spiegazioni. Quali sono stati gli argomenti di rottura? Solo la vicenda legata a San Giorgio e all’impiantistica sportiva o c’è dell’altro? Cosa accadrà di riflesso all’Università Agraria? Borzacchi seguirà le orme di Mencarini o terrà duro? Interrogativi che per ora restano in sospeso ma che a ore o a giorni dovranno divenire certezze.