Tarquinia, polemica Mencarini-Poste Italiane: “Inammissibile la consegna a giorni alterni”

Riceviamo e pubblichiamo

Anche a Tarquinia, come in molti altri comuni della provincia di Viterbo, Poste Italiane sta creando enormi disagi ai cittadini. Colpa della nuova politica di Poste Italiane, che sta tagliando costi, sportelli e postini, riducendo la consegna delle lettere a cinque giorni ogni due settimane (anziché cinque a settimana come previsto dalle norme europee): lunedì, mercoledì e venerdì in una settimana e martedì e giovedì in quella successiva. Vale a dire, dieci giorni al mese su trenta.

Ma i disagi e i disservizi sono già sotto gli occhi di tutti. Con bollette, raccomandate, giornali e riviste che vengono recapitati in ritardo. Anche perché la consegna a giorni alterni comprende gli invii prioritari, come le raccomandate dell’Inps, gli avvisi di Equitalia, i telegrammi, e pure i quotidiani e i settimanali in abbonamento.

Il punto è che, sebbene Poste Italiane siano ormai una società per azioni quotata in Borsa e il mercato sia stato aperto alla concorrenza, l’azienda resta però obbligata (come prevede il decreto del ministero dello Sviluppo economico che ad agosto ha rinnovato il servizio fino al 2026) ad assicurare la copertura del cosiddetto “servizio postale universale” su tutto il territorio nazionale «senza discriminazioni tra gli utenti». E per garantire questo servizio, Poste incassa 262,4 milioni all’anno, oltre ai soldi che i cittadini pagano per le spese di spedizione.

“Non è ammissibile – dichiara il Sindaco di Tarquinia Mencarini – che la logica dell’utile e del profitto prevalga sui diritti dei cittadini, che i dividendi degli azionisti di Poste Italiane siano più importanti di un servizio essenziale come la consegna quotidiana della posta. Abbiamo già predisposto una lettera da inviare al Ministero dello Sviluppo Economico, dove abbiamo fatto presente le nostre ragioni nell’interesse di tutta la città di Tarquinia” .

“ Speriamo – conclude Mencarini – che questa vicenda finisca nel miglior modo possibile e Poste Italiane ritorni a fare ciò per cui è stata istituita nel 1917, ovvero la consegna della posta, e non solo attività e gestione finanziaria.”