Tarquinia, Ranucci: “Basta bavagli a chi la pensa diversamente: ccà niscuno è fesso”

Riceviamo e pubblichiamo

Anselmo Ranucci tarquiniaUn anno fa di questi tempi, la città di Tarquinia si accingeva ad esercitare una delle più belle espressioni di libertà personale, quella del diritto di voto. Dopo una campagna elettorale brutta e condita da non pochi colpi bassi, i cittadini hanno eletto Pietro Mencarini, passando da uno schieramento di centro sinistra a uno di centro destra. Scelta che non deve essere messa in discussione, perché quando il popolo si esprime, la volontà va accettata senza se e senza ma.

Una nuova amministrazione alla guida della città, che ha il diritto dovere di governare per l’intera, sottolineo per l’intera legislatura, così come chi è stato relegato all’opposizione deve svolgere questo importante compito con serietà e determinazione, senza vivacchiare nella speranza che succeda qualcosa di irreparabile per sovvertire una legittima espressione della volontà popolare. Quindi chi ha vinto amministri, chi ha perso faccia di tutto perché questo lo si faccia con serietà, responsabilità e rispetto delle istituzioni.

A questo punto una domanda sorge spontanea: tutto questo sta accadendo? Ritengo di no, perchè i fatti, gli atti e i comportamenti lo stanno ampiamente dimostrando. Non voglio entrare nel merito dell’azione amministrativa, di questo se ne è già ampiamente parlato, né voglio parlare di settori completamente abbandonati e di altri lasciati nelle mani del buon senso di qualche consigliere. Voglio entrare nel merito dei comportamenti di questi, chiamiamoli nuovi amministratori, per lo più giovani e alla loro prima esperienza, che avrebbero dovuto portare in dote un nuovo modo di amministrare, più spensierato, più coinvolgente, meno legato al vecchio e tanto vituperato modo di fare politica, da cosiddetta prima Repubblica.

Cosa abbiamo notato? Dopo quasi un anno di amministrazione, conclusasi quello che in gergo politico si chiama luna di miele, chiari sono i modi aggressivi, la leggerezza e il disprezzo delle più elementari regole democratiche e partecipative, le intimidazioni sui social, la violenza verbale e le accuse e infine, forse la più grave, la mancanza di rispetto per le istituzioni e i simboli a queste legate. Era questo ciò che volevano i cittadini quando un anno fa, hanno voluto cambiare corso politico e amministrativo? Penso di no, come ritengo non sia per i cittadini stessi motivo di soddisfazione sentire pronunciare termini come “ state a rosicare”, per riporre nella soffitta delle non risposte le critiche che giustamente manifestano verso chi è stato demandato ad amministrare. Come non può portare a nessun giovamento il tanto strombazzato cambiamento, quando poi si disertano i consigli comunali, si apostrofano gli avversari con termini tipo carogna, sciacallo e simili, o quando si fanno le liste di proscrizione per alcuni solo perché hanno messo un semplice mi piace su un post poco gradito o perché esprimono la loro opinione. Giorni fa la dimostrazione di quanto affermo contro una violenta reazione contro un’emittente televisiva locale, per un servizio sul degrado di Santa Maria in castello e Fontana Nova.

Nella prima convocazione del consiglio comunale di questa amministrazione dissi e lo ribadisco ancora con più convinzione, chi ha vinto deve amministrare per tutta la durata della legislatura, perchè questa è stata la volontà del popolo e perché per chi ama come me la democrazia, la volontà del popolo non può che essere sovrana e insindacabile. Il potere legittimamente conquistato con un voto democratico non autorizza ad imbavagliare chi la pensa diversamente, minacciare vendette, fare liste di proscrizione.

Amministrare vuol dire avere il coraggio delle proprie idee e non temere le conseguenze, perché il consenso è vero solo quando viene espresso in libertà senza essere condizionati. Diceva Khalil Gibran, “Se trovi uno schiavo addormentato, non svegliarlo, forse sta sognando la libertà, io rispondo: se trovi uno schiavo addormentato, sveglialo e parlagli della libertà”. Solo una città veramente libera può crescere e far crescere i suoi cittadini. Ecco quello che sogno da cittadino, da semplice consigliere, da umile servitore della mia città. Amministrare non vuol dire tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia e non deve essere l’inutile, volgare e becera espressione “rosicate e state zitti”. Le banalità dette con supponenza riscuotono sempre molto credito presso gli stolti, ma come diceva il grande Totò “ Ccà niscuno è fesso”.

Anselmo Ranucci