Tarquinia senza sindaco: cosa dice (e non dice) la lettera di Pietro Mencarini

(s.t) Da stamani, quindi, Tarquinia non ha più un sindaco: i venti giorni di attesa e suspence, in realtà, quasi mai hanno davvero visto la possibilità di un ripensamento di Pietro Mencarini, e ieri è arrivata – venti giorni dopo il primo, fiammeggiante documento – la seconda lettera aperta ai cittadini, questa depositata agli atti del Comune, in cui con toni ben diversi l’ormai ex primo cittadino conferma la propria decisione.

Prima di qualsiasi riflessione, l’intera Redazione rivolge al sindaco i più sinceri auguri per le condizioni di salute, stavolta presumibilmente citate – seppur non esplicitamente, quando parla di “motivazioni ulteriori rispetto a quelle meramente politiche” – nella missiva indirizzata ieri ai tarquiniesi.

Un documento enormemente più tenero e pacato rispetto a quello redatto e diffuso un mese prima, frutto di trenta giorni anche umanamente complicati, di confronti personali che hanno definito nell’animo di Mencarini ulteriori sensazioni nel rapporto con uomini e donne della sua maggioranza, portando al risultato di un’uscita finale meno accusatoria del testo che aveva aperto la crisi.

Così si passa dalle “dimissioni di esclusiva natura politica” alle già citate “ulteriori motivazioni”, dalla maggioranza “fatta ostaggio dalle volubili volontà di gruppi di consiglieri” agli “atti di così elevato valore morale per il disinteresse che esprimono nei confronti di qualsiasi forma di attaccamento al potere”. Troppo arrembante il primo sfogo – forse frutto dello stress e dell’esasperazione del momento, di sicuro mancante di un’autocritica personale comunque dovuta -, troppo conciliante il secondo, che prova a chiudere l’esperienza amministrativa cercando di diluire e smorzare le critiche violente ed esplicite di inizio mese.

In comune, i due testi, hanno però una cosa: in realtà non spiegano cosa sia successo tra fine agosto e inizio settembre in maggioranza sino a spingere l’allora sindaco ad una presa di posizione così drastica e verbalmente decisissima. Così dovremo continuare a immaginare e interpretare che a far saltare il tavolo – e, alla fine, l’intera amministrazione – siano state le spaccature interne su San Giorgio e sull’applicazione della 28/80, decisione su cui alla prova dei fatti la maggioranza si è dimostrata meno compatta di quanto non avesse fatto precedentemente, anche in commissione. O che sullo sfogo di Mencarini abbia pesato, come pensano alcuni, il tentativo di qualche consigliere di forzare la mano su alcuni temi, ponendoli come pregiudiziali al voto su altre vicende. E su tutto, forse per sempre, resterà l’ombra delle rivelazioni giornalistiche sulle possibili registrazioni in segreto all’ex sindaco nella propria stanza, vicenda smentita solo da una parte della maggioranza uscente e su cui pare quasi surreale non ci sia stata una presa di posizione ufficiale.

Con l’attesa – iniziata questa mattina – della nomina del commissario, Tarquinia chiude insomma una parentesi di quindici mesi per prepararsi ad una campagna elettorale che, nella primavera prossima, la riporterà al voto. Resta da capire quanto gli avvenimenti di questi mesi incideranno sulle decisioni, le strategie ed i risultati politici ed elettorali futuri, quali scenari si apriranno ora e – restando all’attualità prossima – chi sarà il commissario chiamato a gestire le sorti della città in questo non brevissimo interregno.

Di certo c’è che Tarquinia saluta il suo sindaco ed ora sosterrà Pietro con affetto – assieme a lui, peraltro, saluta la scena politica Anselmo Ranucci, facendo fede a quanto dichiarato all’indomani delle elezioni del 2017 – e la città guarda avanti ai prossimi mesi che potrebbero regalarle un paradosso. Se, come si diceva, il teatro dovesse essere pronto per la fine dell’anno, potrebbe verificarsi l’incredibile coincidenza per cui l’opera che vent’anni di amministratori hanno promesso di inaugurare finisca “battezzata” da un commissario! Scherzi della politica, o forse la giusta conclusione per la vicenda di un’opera davvero maledetta.