di Fabrizio Ercolani
Quelli che stanno giungendo in questi giorni alle aziende della zona artigianale vanno ad aggiungersi agli accertamenti – con relativo invito di pagamento – recapitati ad altre attività nel corso dell’estate: avvisi che sono passati tutt’altro che inosservati, sollevando un vespaio di polemiche e producendo anche qualche concreto risultato dal punto di vista della difesa, da parte dei riceventi. Alcuni di loro stanno infatti elaborando un ricorso sulla base di contestazioni legate alle modalità di accertamento e definizione degli indici, basandosi soprattutto su quanto disposto dallo Statuto del contribuente, approvato con la legge 212 del 2000. Secondo il testo, infatti, “quando viene iniziata la verifica, il contribuente ha diritto di essere informato delle ragioni che l’abbiano giustificata e dell’oggetto che la riguarda” (art. 12 comma 2), cosa che evidentemente non è stata fatta. C’è di più: l’articolo 6, comma 3, disp
one che “l’amministrazione finanziaria assume iniziative volte a garantire che i modelli di dichiarazione, le istruzioni e, in generale, ogni altra propria comunicazione siano messi a disposizione del contribuente in tempi utili e siano comprensibili anche ai contribuenti sforniti di conoscenze tributarie”. “Come potevamo pagare o denunciare, se non sapevamo che quest’imposta fosse dovuta?” –chiosano.