Una replica sui recenti fatti pre-elettorali

Riceviamo e pubblichiamo

La notte, si sa, porta consiglio. Purtroppo però non a tutti ne porta di buoni. Deve essere stata una pessima notte quella dell’altro ieri, e ancor prima quella che ha preceduto la conferenza stampa di Moscherini, per Renato Bacciardi che si affretta a mettere una pezza che è peggiore del buco. Una pezza che, oltretutto, lascia trasparire fantasmi – nella mente di un Bacciardi in delirio da campagna elettorale -, oltre che offese esplicite al buon operato di un giornale.

Tutto nasce dalla conferenza stampa indetta dal leader del ‘’Cantiere della nuova politica’’, Gianni Moscherini, per fare il punto sulla questione incandidabilità e ineleggibilità di alcuni candidati. Una conferenza, altresì, annunciata da Moscherini in una sede e poi riconvocata in altra location per lasciare spazio alla presenza anche di Renato Bacciardi. E questa è una sacrosanta verità di cui la giornalista, sottoscritta, ha dato notizia.

Talmente sacrosanta che lo stesso Moscherini si è presentato alla conferenza privo di simboli, adeguatamente nascosti, «per non mettere – a suo dire – a disagio l’ospite». E anche questa è sacrosanta verità. Del resto, chi glielo avrebbe fatto fare a Moscherini lo sforzo di staccare e coprire i simboli elettorali che lo riguardano proprio a pochi giorni dal voto? Un gesto, a suo discapito, che doveva pur avere una spiegazione.

Fatto è che Bacciardi, annunciato dallo staff di Moscherini, in conferenza non è arrivato. Tanto che, dopo quasi mezz’ora di attesa, la conferenza ha avuto inizio senza di lui. E anche su questo nulla da eccepire. Sono i fatti nudi e crudi. A questo punto, ovvia la domanda di una giornalista, cioè la sottoscritta, che chiede contezza dell’assenza del politico a chi ne aveva annunciato la presenza, cioè Moscherini. Il quale, purtroppo per Bacciardi, ha confermato quanto già detto precedentemente e scritto dal giornale locale, cioè la Provincia, cioè noi: che «Bacciardi doveva essere presente all’incontro» e che «non ha avvertito del ripensamento». E anche di questo abbiamo scritto, perché cronaca dei fatti.

Certo è che la giornalista, cioè la sottoscritta, non paga, al termine della conferenza – appena cinque minuti dopo -, ha chiamato il politico interessato, Bacciardi appunto, del quale di certo non ha smarrito il numero, vista la continua comunicazione che avviene con lo stesso. Anche se, a dirla tutta, molto spesso si tratta di una comunicazione a senso unico, visto che il politico, che dice di intendersi di tempi e di giornali, e addirittura di deontologia – ma a modo suo o forse a sua preferenza -, ha concetti fin troppo dilatati di orari e risposte (quando le dà), e di certo ben poco tempestive. E anche questa è sacrosanta verità.

Ora, la giornalista, professionista, incontentabile e insaziabile, impegnata nella ricerca della verità e della completezza dell’informazione, non si è accontenta della sola risposta di Moscherini, e nemmeno della chiamata telefonica alla quale Bacciardi chiaramente non ha risposto. Ma ha iniziato a mandare messaggi continui al diretto interessato, al fine di ottenere dallo stesso una dichiarazione circa la circostanza in questione. Dopo un’unica risposta vaga – «Quale assenza?», ha scritto Bacciardi alle ore 18,43 -, sono seguite da parte della giornalista (la sottoscritta) una serie di richieste di chiarimenti fino alle 19,18 sul cellulare di Bacciardi (e anche oltre, su quello del suo staff). Solo alle 20,30 è arrivata alla giornalista la telefonata dello stesso Bacciardi che, in barba al rispetto di chi lavora per fornire un buon prodotto, alza il cellulare (e neanche il suo, ma quello del suo collaboratore), per dichiarare alla perseverante giornalista, tra le altre cose (meglio non fare menzione del resto), che lui a quella conferenza non doveva esserci perché non c’era alcun accordo. Ore 20,30: la gran parte dei giornali hanno già chiuso. La giornalista, per sua tenacia, ripesca la pagina del giornale e inserisce in maniera più esplicita la dichiarazione di Bacciardi.

E questa è onestà intellettuale e professionale verso i lettori. Oltre che sacrosanta verità. Ora, se Bacciardi pensava di farla franca con giochetti di basso livello ha fallito. Prima di parlare di deontologia, orari e tempi si informi e studi meglio. A cominciare dal rispetto.

A conti fatti, caro Renato Bacciardi, la brutta figura è, e resta, soltanto la tua. E cammina a braccetto con la tua arroganza. Avresti fatto più bella figura ad esporre le tue ragioni e a rispondere ai cittadini e all’avversario. Hai invece preferito mettere una toppa ad un tuo errore (forse perché tirato per le orecchie da qualcuno) e prendertela con chi è stato chiamato ad esercitare ogni giorno il proprio dritto-dovere di cronaca, nel rispetto del lettore.

Sulle tue becere insinuazioni al ‘‘candidato amico’’ e al mio presunto ‘’supporto per motivi di vicinanza parentale’,’ farai bene a chiedere scusa, prima di incorrere in spiacevoli conseguenze. I processi alle intenzioni, caro Bacciardi, non sono ammessi; specie se dati in pasto alla stampa. Non ho parenti candidati, in alcuna lista; né tessere politiche. E anche questa è verità.

Quanto poi a ‘’politica, bramosità ed interesse’’ giudichi pure il lettore. Noi restiamo ai fatti. Come sempre. E la storia di Tarquinia ci racconta di un politico, Renato Bacciardi, saltato da uno schieramento all’altro – tra accordi, liti e nuovi accordi -, nell’intento di dominare la scena politica. C’è un detto che dice: «Chi tradisce una volta, tradisce sempre». Chissà se è vero. Ma questa è un’altra storia. Forse.

Alessandra Rosati