Vulci: nella tomba del faraone scoperto un sigillo egizio

Riceviamo e pubblichiamo

Un’altra straordinaria scoperta degli archeologi del parco di Vulci apre nuovi scenari nelle pagine della storia del popolo etrusco. Un reperto di grande interesse storico è stato infatti scoperto in questi giorni durante gli scavi di Mastarna, la società che gestisce il sito archeologico di Montalto di Castro. Nella necropoli dell’Osteria, dove recentemente era stata già scoperta la tomba della Sfinge, le indagini dirette dal Soprintendente per i beni archeologici dell’Etruria meridionale, Alfonsina Russo, coordinate dal dirigente del museo di Vulci Patrizia Petitti e dal direttore di Mastarna Carlo Casi, hanno portato alla luce un settore ricco di sepolture, dal quale provengono vasi ed altri oggetti che furono deposti accanto ai defunti  per accompagnarli nella vita ultraterrena.

Tra i reperti appena  recuperati anche un piccolo ma preziosissimo scarabeo-sigillo egizio, risalente con molta probabilità alla XXV-XXVI dinastia (746-525 a.C.).  L’oggetto, in corso di studio, riporta sul verso un cartiglio ed il segno “HR”, il Dio Falco Horus munito di flagello. E ancora il segno “nb” che sembrerebbe rimandare al faraone Nekao I (672-664 a.C.)  o Psammetico I (664-610 a.C.). Questi oggetti erano utilizzati per imprimere i decori su bolli di argilla destinati a sigillare grandi vasi, cofanetti, casse o rotoli di papiro. La presenza di manufatti di fattura egizia nelle tombe etrusche, di certo non frequente, è chiaramente indice del ruolo aristocratico del defunto.

Una conferma dunque non solo dell’importanza del settore della Necropoli dell’Osteria ma anche della straordinaria ricchezza che caratterizzava la vita dell’aristocrazia vulcente tra l’ VIII e VI secolo a.C., periodo di massima fioritura della nobile metropoli etrusca.